La crescente sofisticazione delle truffe ai danni di anziani e persone vulnerabili richiede un approccio sinergico e multidimensionale, che vada oltre la semplice repressione per abbracciare una vera e propria cultura della prevenzione e della resilienza.
In questo contesto, l’iniziativa “Fermiamo insieme le truffe”, promossa dalla Procura di Taranto e dai Carabinieri, con il sostegno dell’Arcivescovado e guidata dalla sensibilità dell’Arcivescovo Ciro Miniero, rappresenta un segnale importante di questo cambiamento di paradigma.
La Procura Capo Eugenia Pontassuglia ha posto l’accento sulla necessità di superare una visione puramente reattiva, focalizzata sull’indagine e il perseguimento dei colpevoli, per abbracciare un modello proattivo che si concentri sulla prevenzione primaria.
I truffatori, infatti, dimostrano un’abilità sempre maggiore nell’adattare le loro tecniche, sfruttando la fiducia, l’empatia e persino la paura per manipolare le loro vittime.
Questa evoluzione criminale impone una risposta altrettanto agile e innovativa, che coinvolga attivamente la comunità e le istituzioni.
Il Colonnello Antonio Marinucci, Comandante Provinciale dell’Arma, ha fornito indicazioni pratiche e cruciali, sottolineando l’imperativo di diffondere consapevolezza sui comportamenti da evitare.
Il messaggio è chiaro: nessuna autorità, inclusi i Carabinieri o le Polizie, richiede mai denaro direttamente.
La condivisione di informazioni personali, anche apparentemente innocue, può aprire la porta a conseguenze gravissime.
La tempestiva segnalazione, tramite il 112 o tramite un contatto familiare, rappresenta una linea di difesa essenziale.
È fondamentale riconoscere che il danno non è esclusivamente economico; il trauma psicologico subito dalle vittime può lasciare cicatrici profonde e durature, compromettendo il loro benessere e la loro autonomia.
L’Arcivescovo Miniero ha richiamato l’attenzione sul ruolo imprescindibile della comunità e della Chiesa nel proteggere i più fragili.
Stare accanto agli anziani non significa solo fornire assistenza materiale, ma soprattutto offrire un supporto emotivo e informativo, rafforzando la loro capacità di discernimento e la loro fiducia nel futuro.
L’iniziativa “Fermiamo insieme le truffe” si configura quindi come un atto di cura pastorale, volto a promuovere una società più giusta e solidale.
L’incontro ha delineato le principali modalità truffaldine in circolazione: il classico schema del falso maresciallo, l’astuto finto nipote in difficoltà, i finti operatori che si presentano con false promesse di servizi, i raggiri online che sfruttano la crescente familiarità con la tecnologia, e le truffe sentimentali che si insinuano nelle relazioni virtuali, alimentando speranze e sfruttando la solitudine.
Queste tecniche, spesso caratterizzate da una profonda comprensione delle dinamiche umane, si fondano sulla capacità di creare un legame emotivo, anche se fugace, per poi sfruttare la vulnerabilità della vittima.
L’obiettivo finale è promuovere una maggiore consapevolezza critica, affinché gli anziani possano riconoscere i segnali di pericolo e reagire in modo appropriato.
La collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine, associazioni di volontariato e la stessa popolazione è la chiave per arginare questo fenomeno e restituire dignità e serenità a chi è più esposto.






