lunedì 28 Luglio 2025
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Truffa alimentare in Puglia: olio adulterato nelle scuole

Un’ombra grave si è addensata sulla gestione dei servizi di ristorazione scolastica in provincia di Lecce, rivelando una frode alimentare di notevoli proporzioni che ha coinvolto scuole primarie, infanzia e strutture per anziani.
L’indagine, orchestrata dalla Procura di Lecce e condotta dalla Guardia di Finanza con il supporto dell’Icqrf Puglia e Basilicata, ha disvelato una sofisticata manipolazione volta a sostituire l’olio extravergine di oliva, prescritto dai capitolati contrattuali, con un adulterato miscuglio a base di olio di semi di girasole e oli di oliva di categoria inferiore, commercializzati come “lampanti” – ovvero non idonei al consumo umano.

Al centro della rete criminale si colloca la società La Fenice srl, con sede a Galatone, gestrice dei servizi di fornitura alimentare per ben 38 Comuni della provincia.

I capi d’accusa, ora formalmente notificati, includono frode nelle pubbliche forniture, vendita di alimenti non genuini spacciati per tali e contraffazione di indicazioni geografiche e denominazioni di origine, reati particolarmente gravi che colpiscono direttamente la fiducia dei cittadini e compromettono la salute pubblica.
Le investigazioni hanno ricostruito un quadro preoccupante: nei 25 centri di cottura gestiti da La Fenice, l’olio extravergine di oliva e biologico, obbligatoriamente impiegati secondo gli accordi contrattuali, sarebbero stati sistematicamente sostituiti con una miscela a base di olio di semi di girasole, proveniente da un fornitore calabrese, e oli di oliva di qualità inferiore.

La quantità di olio adulterato quantificata a oggi ammonta a ben 38 tonnellate nel biennio 2023-2024, un volume che testimonia la premeditazione e l’organizzazione della truffa.

L’indagine, innescata da due distinti sequestri di un impianto di imbottigliamento e di oltre 6.

000 litri di prodotto contraffatto, ha portato all’emissione di un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di tre persone fisiche (due imprenditori salentini e uno calabrese) e di una società di capitali.
L’accusa si fonda sulla consapevolezza che l’utilizzo di oli di scarsa qualità non solo rappresenta un danno economico per le amministrazioni pubbliche, ma espone a rischi per la salute dei consumatori, soprattutto dei bambini e degli anziani.

La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla trasparenza degli appalti pubblici, la vigilanza sui controlli qualità e la necessità di rafforzare i meccanismi di tracciabilità dei prodotti alimentari.

I Comuni coinvolti sono stati informati della potenziale frode, e si attendono ora ulteriori sviluppi procedurali e accertamenti per quantificare l’entità complessiva del danno e individuare eventuali responsabilità a carico di altri soggetti coinvolti nella filiera alimentare.

L’evento sottolinea l’urgenza di proteggere la filiera olivicola italiana, bersaglio sempre più frequente di pratiche fraudolente che minano la reputazione e la competitività dei prodotti agroalimentari Made in Italy.

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