La scomparsa di Antonia Notarangelo, settantaseienne residente a Vieste, si configura come una tragica denuncia di un sistema sanitario in crisi, un macabro esempio di come la burocrazia e la carenza di risorse possano condannare a morte un paziente.
La donna, colpita da un acuto malessere, si è spenta lungo la strada che collega Vieste a San Giovanni Rotondo, mentre veniva trasportata in auto dalla figlia, in direzione del presidio ospedaliero “Casa Sollievo della Sofferenza”.
L’evento, raccontato con profonda amarezza dal figlio Pasquale Ciuffreda attraverso una lettera aperta, rivela una concatenazione di eventi gravissimi.
La prima difficoltà è stata la totale indisponibilità di ambulanze locali, costringendo la famiglia a ricorrere a un mezzo di soccorso proveniente da Peschici.
Il successivo trasferimento al pronto soccorso di Vieste si è rivelato altrettanto problematico: l’assenza di personale medico in grado di valutare immediatamente le condizioni della paziente e il suggerimento di ritardare eventuali interventi fino al giorno seguente denunciano una gestione delle emergenze carente e superficiale.
La drammatica escalation si è poi consumata in un’attesa sospesa, un’ora in cui il tempo scorreva inesorabile mentre la donna, apparentemente stabilizzata, veniva lasciata in attesa di un ricovero che non arrivava.
Il tentativo di trasferimento a San Giovanni Rotondo, intrapreso autonomamente dalla figlia, si è concluso con il tragico epilogo.
La morte, giunta in un luogo isolato, nei pressi di Baia delle Zagare, rappresenta il simbolo di un fallimento collettivo.
L’amara vicenda solleva interrogativi cruciali sulla governance del sistema sanitario locale.
L’assenza di ambulanze, l’impossibilità di attivare l’elisoccorso nonostante l’esistenza di un protocollo specifico per codici arancioni, e la sottovalutazione iniziale della gravità clinica della paziente, suggeriscono una profonda carenza di coordinamento e una gestione inefficiente delle risorse.
Il sindaco di Vieste, Giuseppe Nobiletti, ha espresso la sua indignazione, sottolineando l’inaccettabilità di una morte evitabile.
La famiglia, affidandosi all’avvocato Pasquale Chionchio, ha intenzione di perseguire la giustizia attraverso una denuncia in sede penale e civile, richiedendo un’accurata indagine sulle responsabilità che hanno contribuito a questo tragico evento.
Questo caso, al di là della dolorosa perdita per i familiari, deve fungere da campanello d’allarme per un sistema sanitario che non può permettersi ulteriori errori, e che deve garantire a tutti i cittadini un accesso equo e tempestivo alle cure necessarie, senza che la burocrazia o la carenza di risorse possano condannare a morte chi ha bisogno di aiuto.
L’eredità di Antonia Notarangelo deve essere un impegno concreto per migliorare la qualità e l’efficienza del servizio sanitario, affinché simili tragedie non si ripetano più.