L’eco delle polemiche sanremesiane, un brusio di incomprensioni e promesse disattese, continua a riverberarsi nel racconto di Al Bano, presentato durante un incontro con il pubblico a Il Libro Possibile, evento sostenuto da Pirelli.
L’artista, in risposta alle reiterate esclusioni dalle edizioni condotte da Amadeus e Carlo Conti, esprime una profonda delusione, un senso di tradimento nei confronti di accordi presi e non mantenuti.
Non si tratta, per lui, di una questione di vanità o di presunta superiorità, ma di rispetto reciproco, di onore professionale.
“Accettate il ‘no’, certo, ma comunicatemelo in modo trasparente, non giocate con la mia immagine, con la mia dignità,” dichiara, esprimendo un rifiuto categorico a essere utilizzato come strumento di esclusione, un capro espiatorio per guadagnare consensi.
Carlo Conti, con l’ultima edizione, ha dimostrato indubbie qualità, ma la sua capacità di creare spettacolo è stata offuscata dall’ironia amara di sentire “Felicità”, sua iconica hit, martellata incessantemente nella pubblicità di una vettura.
Un’immagine, un suono, un’esperienza che ha contribuito a erodere l’aura di un’icona della musica italiana.
L’esperienza a San Pietroburgo, invece, si rivela un faro di speranza, un esempio di come la musica possa trascendere confini politici e ideologici.
La presenza di un artista occidentale, capace di portare gioia e intrattenimento a un pubblico vastissimo (oltre due milioni di persone avevano manifestato il desiderio di partecipare), si configura come un potente messaggio di pace e di umanità.
Al Bano sottolinea con forza come quel concerto non avesse nulla a che vedere con la guerra o con le divisioni geopolitiche, ma solo con la condivisione di emozioni e la celebrazione della bellezza.
La sua storia personale si intreccia con un profondo impegno civile, un’eredità che affonda le radici in episodi cruciali del passato, come il concerto in Grecia del 1970, dove, di fronte a una folla di cento mila persone, la musica si trasformò in un grido di ribellione contro la dittatura dei colonnelli.
“Ho sempre avuto il coraggio di schierarmi a favore della pace,” afferma, un valore che lo accompagna da sempre.
Nonostante un palmarès straordinario, Al Bano non si considera completo, sentendo di avere ancora molti “conti aperti con la vita”.
Progetti futuri, sfide, impegni: un percorso in continuo divenire, caratterizzato da una costante volontà di andare controcorrente, di interrogare il pensiero comune, perché è solo così, secondo lui, che si può veramente comprendere la realtà che ci circonda.
La sua è una ricerca incessante, un viaggio intrapreso con la consapevolezza che la vera arte, la vera umanità, risiede nella capacità di superare i pregiudizi e di abbracciare la diversità.