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domenica 26 Ottobre 2025

Petruzzelli, 34 anni dopo: Pinto racconta la tragedia e il cordone ombelicale spezzato.

Il 27 ottobre 1991, una notte che segnò profondamente la storia culturale di Bari e dell’Italia meridionale, un incendio devastante, poi confermato come atto doloso, ridusse al collasso gli interni del prestigioso Teatro Petruzzelli.
Un evento traumatico che portò con sé anni di incertezze, accuse e una dolorosa sospensione dell’attività artistica.

A distanza di 34 anni, Ferdinando Pinto, figura chiave nella gestione del teatro in quegli anni, riemerge con la sua testimonianza, segnata da un profondo turbamento emotivo.

Assolto definitivamente nel 2007 dall’accusa di essere il mandante dell’incendio – una vicenda giudiziaria complessa che attraversò processi di primo grado, due gradi di appello e numerose pronunce della Corte di Cassazione – Pinto confessa un legame spezzato, un cordone ombelicale reciso dall’evento catastrofico.
“Da allora al teatro non ci sono più tornato,” rivela in un’intervista esclusiva per il programma “Storie” di Telenorba, in onda lunedì 27 ottobre.

La sua testimonianza, che si preannuncia carica di pathos, illumina non solo la tragedia, ma anche il periodo di splendore precedente.

Pinto ripercorre il suo ingresso nel mondo del teatro, evocando un panorama di eventi culturali di respiro internazionale.
Ricorda con affetto le figure leggendarie che hanno calcato il palco del Petruzzelli, da Liz Taylor a Frank Sinatra, testimoniando il ruolo cruciale del teatro come polo di attrazione per talenti di fama mondiale.
Tra i ricordi più cari, spicca la figura di Luciano Pavarotti, non solo un artista di eccezionale talento, ma anche un amico sincero e prezioso, la cui presenza costante rappresentò un conforto e un sostegno morale.

“Pavarotti è stato tutta la vita al mio fianco,” afferma Pinto, sottolineando l’importanza delle relazioni umane nel contesto del mondo dello spettacolo.

Tuttavia, la narrazione non si limita a celebrare il passato glorioso.

Pinto non elude di affrontare i 17 anni di oscurità che seguirono l’incendio, anni caratterizzati da incertezza, difficoltà economiche e una profonda ferita nell’animo della comunità barese.

La sensazione provata al momento dell’assoluzione, descritta come l’uscita da un luogo tenebroso verso la luce del sole, evidenzia il peso del fardello giudiziario che ha gravato sulle sue spalle per anni.

Oggi, Pinto ha intrapreso una nuova strada a Roma, dedicandosi alla produzione cinematografica, un campo creativo che gli permette di continuare a esprimere la sua passione per le arti performative.

La sua testimonianza, dunque, non è solo un resoconto personale, ma anche un invito a riflettere sulla fragilità del patrimonio culturale, sulla necessità di preservare la memoria e sulla resilienza di una comunità che ha saputo ricostruire il proprio teatro e la propria identità, nonostante le avversità.

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