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Sacrificio: storia, mente e la sfida del presente

L’eco del sacrificio: tra storia, neuroscienze e la sfida della contemporaneitàL’inizio del XX secolo fu testimone di un’inattesa convergenza intellettuale.

Filosofi, antropologi, psicologi, economisti e teologi si trovarono, con acume diverso, a interrogarsi sul sacrificio, un tema apparentemente relegato alle narrazioni mitologiche e alle pratiche rituali.
Non si trattava di una semplice curiosità accademica, ma di un’urgente necessità di comprendere un elemento apparentemente intrinseco alla storia umana, un motore profondo che spinge individui e collettività a rinunciare a qualcosa di valore, spesso con conseguenze drammatiche.

Il libro di Emmanuel Albano, “In-contro al sacrificio”, si inserisce in questo panorama culturale, offrendo una prospettiva originale e stimolante.
Il volume, frutto di una solida formazione teologica e psicologica, si concentra sull’interpretazione che le diverse scuole di psicologia hanno fornito al fenomeno sacrificale, tracciando un percorso che oscilla tra le spire dell’abuso ideologico e la rivelazione di un bisogno umano primordiale.

L’approccio di Albano è eclettico e aperto, attingendo a correnti psicologiche diverse, dalla psicoanalisi freudiana all’approccio cognitivo-comportamentale, senza privilegiarne alcuna.
Questo permette di delineare un quadro complesso e sfaccettato, che va ben oltre la semplice dicotomia tra sacrificio come atto religioso o come mero atto di rinuncia.

Il sacrificio si rivela un costrutto multidimensionale, capace di manifestarsi come destino ineluttabile, scelta consapevole, espressione del trascendente o, al contrario, strumento di manipolazione.

Un elemento costante che emerge da queste molteplici interpretazioni è la funzione strutturante che il sacrificio svolge nella “economia della vita”.

Non si tratta di una necessità imposta dall’esterno, ma di un principio interno, una sorta di “grammatica dell’esistenza” che ne governa i ritmi e le dinamiche.

Come suggerisce l’immagine della sezione aurea, presente sulla copertina, il sacrificio sembra incarnare un ordine intrinseco, un principio di armonia che si manifesta nella tensione tra dare e ricevere, tra perdita e guadagno.
Tuttavia, Albano sottolinea con lucidità una tendenza problematica che caratterizza la società occidentale contemporanea: un rifiuto generalizzato del sacrificio, alimentato da una cultura che esalta il piacere immediato e che fatica ad accettare i limiti e le rinunce.
Questa avversione al sacrificio, lungi dall’essere un progresso, rischia di impoverire la nostra esistenza, privandoci della capacità di conforto, di consolazione e di resilienza.
È proprio da questa constatazione che nasce l’invito all'”in-contro” al sacrificio, un invito che racchiude in sé una profonda ambivalenza.
Si tratta di un percorso arduo, che richiede coraggio e onestà intellettuale, ma che può portare a una comprensione più profonda di noi stessi e del nostro posto nel mondo.

Non si tratta di abbracciare acriticamente il sacrificio come valore assoluto, ma di riconoscerne il ruolo imprescindibile nell’esperienza umana, di interrogarsi sulle sue implicazioni etiche e di trovare modi per integrarlo in una vita significativa e responsabile.
Il libro di Albano non offre risposte facili, ma stimola una riflessione critica e costruttiva, aprendo nuove prospettive per affrontare le sfide del nostro tempo.

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