domenica 28 Settembre 2025
20.3 C
Comune di Bari

Teatro a Taranto: la Stagione Periferie tra identità e memoria.

La stagione “Periferie” della compagnia Crest, ospitata al TaTÀ di Taranto, si configura come un affresco vibrante e coraggioso del teatro italiano contemporaneo.
Dal 15 novembre all’11 aprile, un ciclo di dieci spettacoli promette un’immersione profonda nelle complessità dell’esperienza umana, esplorando i confini dell’identità, dell’amore e della memoria attraverso lenti artistiche diverse e stimolanti.

Il cartellone, presentato a Palazzo di Città, non si limita a presentare nomi consolidati, ma celebra anche figure di spicco del panorama teatrale italiano, riscoprendo e omaggiando autori che hanno lasciato un’impronta indelebile.
L’apertura è affidata a Emma Dante con “Il tango delle capinere”, un’opera che, con la sua forza evocativa, getta le basi per un percorso artistico ricco di sfumature.

A seguire, Tindaro Granata con “Vorrei una voce” invita a un ascolto attento delle storie silenziose, mentre Licia Lanera, in “James”, affronta tematiche cruciali con un linguaggio teatrale innovativo.

Vladimir Luxuria, con “Princesa”, offre un racconto toccante e personale, un’occasione per riflettere sulla storia trans che commosse anche Fabrizio De André, testimoniando la potenza dell’arte nel raccontare storie di resilienza e identità.
I Muta Imago, con la loro interpretazione de “Le Tre sorelle”, ripropongono un classico attraverso una chiave di lettura contemporanea, mentre la coppia Randisi-Vetrano, con “Grazie della squisita prova”, offre un’analisi acuta e ironica delle dinamiche familiari.

Giacomo Costantini, in “L’uomo calamita”, indaga il fascino ambiguo del potere e dell’attrazione, mentre Lino Musella, con “L’ammore nun’è ammore”, ci introduce in un universo di passioni contrastanti e di tradizioni radicate.

La stagione si conclude con due opere che, pur nella loro diversità, condividono un’attenzione particolare alla condizione umana: “Anna Cappelli di Annibale Ruccello”, un atto d’amore verso un autore scomparso troppo presto, e “4 5 6” di Mattia Torre, un’opera che, con la sua leggerezza apparente, nasconde una profonda riflessione sulla precarietà e le speranze di una generazione.

Come sottolinea la presidente del Crest, Clara Cottino, questi spettacoli costituiscono un vero e proprio viaggio nell’animo umano, un’esplorazione delle sue fragilità, delle sue paure e delle sue aspirazioni.
Storie che risuonano con la realtà contemporanea, che parlano di relazioni, di desideri e della forza del teatro come specchio e motore di cambiamento.

Parallelamente alla stagione serale, per i più piccoli torna “Favole e Tamburi”, un ciclo di dieci spettacoli pensati per un pubblico giovane, a partire da “Ninì e la balena del Crest”, che propone un’offerta formativa e di intrattenimento di alta qualità, rafforzando il ruolo del TaTÀ come polo culturale di riferimento per l’intera comunità tarantina.

L’iniziativa consolida l’impegno della Crest nel promuovere l’accesso alla cultura e nel sostenere la crescita artistica delle nuove generazioni.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -