Crisi Acciaierie d’Italia: I Sindacati Metalmeccanici Lanciano un Appello Urgente al GovernoUn allarme acceso, un monito che rischia di compromettere il futuro industriale e sociale di un’area intera.
Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil, le principali organizzazioni sindacali del settore metalmeccanico, hanno formalmente richiesto un confronto immediato con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e con l’intero arco governativo, a seguito della presentazione del cosiddetto “ciclo corto” per Acciaierie d’Italia (ex Ilva).
La lettera, indirizzata ai vertici istituzionali, non è solo una richiesta di chiarimenti, ma una presa di posizione netta di fronte a scenari che, se confermati, avrebbero conseguenze devastanti.
La situazione, come descritta dai sindacati, è caratterizzata da un’acuta tensione sociale e da conflitti latenti, alimentati da incertezze persistenti sul futuro dell’acciaieria.
Il piano “ciclo corto”, con la sua impronta di ridimensionamento della produzione, appare ai sindacati come un segnale inequivocabile di un percorso che conduce alla progressiva dismissione del sito di Taranto e, potenzialmente, di altri stabilimenti strategici del sistema siderurgico nazionale.
Le preoccupazioni non si limitano all’impatto diretto sulla forza lavoro, già provata da anni di incertezze e da una progressiva erosione dei diritti.
L’attenzione dei sindacati è focalizzata anche sulle implicazioni più ampie per l’economia nazionale, considerando il ruolo cruciale dell’acciaio in settori chiave come l’automotive, l’energia e le infrastrutture.
Un declino della produzione siderurgica italiana significherebbe una maggiore dipendenza dalle importazioni, con ripercussioni negative sulla bilancia commerciale e sulla competitività del Paese.
Il piano “ciclo corto” solleva interrogativi profondi sulla reale volontà del Governo di sostenere un’industria strategica, investendo in tecnologie innovative e in percorsi di decarbonizzazione sostenibili.
I sindacati denunciano il rischio che, sotto la copertura di scelte operative apparentemente pragmatiche, si stia celando una strategia di smantellamento graduale, con la progressiva perdita di competenze e know-how unici nel loro genere.
Le richieste sindacali sono precise e mirate a scongiurare l’aggravamento della situazione: ritiro immediato del piano “ciclo corto”, sospensione delle procedure di spegnimento degli altiforni, garanzia della continuità produttiva attraverso la redistribuzione dei prodotti siderurgici verso gli stabilimenti di Genova, Novi Ligure e Racconigi, blocco degli allontanamenti forzati dei lavoratori con l’inganno di corsi di formazione privi di prospettive concrete, e soprattutto, l’avvio di un piano di manutenzione straordinaria degli impianti, essenziale per la sicurezza e l’efficienza della produzione.
L’urgenza del confronto è sottolineata dalla gravità del momento, con la consapevolezza che ogni ritardo o ogni scelta errata potrebbe innescare un effetto domino di conseguenze negative.
I segretari generali Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, con la loro richiesta di convocazione a Palazzo Chigi, esprimono la determinazione dei sindacati a difendere i diritti dei lavoratori e il futuro dell’industria siderurgica italiana, preannunciando, in caso di mancato riscontro, l’avvio di mobilitazioni a livello nazionale.
Si tratta di un appello a difesa di un patrimonio industriale e umano che non può essere compromesso, un monito a operare scelte responsabili e lungimiranti, capaci di coniugare la sostenibilità ambientale con la prosperità economica e la giustizia sociale.






