La recente manovra di bilancio per il 2026 ha introdotto una complessa disposizione legislativa, frutto di un’attenta elaborazione tecnica, mirata a mitigare le conseguenze di una vicenda finanziaria delicata che ha coinvolto numerosi azionisti della ex Banca Popolare di Bari.
L’emendamento, promosso da diversi esponenti parlamentari tra cui i senatori Marti, Paganella, Dreosto e Testor, è stato concepito con una precisa attenzione alla sostenibilità finanziaria, prevedendo l’allocazione di risorse dedicate a fornire un ristoro, seppur parziale, alle perdite sopportate dai soci.
L’intervento legislativo prevede l’impiego di 350 milioni di euro, una cifra che, pur non esaurendo completamente il patrimonio perduto, rappresenta un segnale tangibile di riconoscimento della sofferenza finanziaria di circa 70.000 azionisti.
Giuseppe Carrieri, presidente di AssoAzionisti BpB, ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa, auspicando un ampliamento del consenso politico per garantire l’effettiva implementazione e, possibilmente, un incremento delle risorse destinate al ristoro.
L’impatto economico di questo ristoro, secondo quanto evidenziato, non si limita alla mera compensazione delle perdite.
L’iniezione di liquidità nell’economia del Mezzogiorno, attraverso la spinta ai consumi o al risparmio dei soci, potrebbe stimolare la ripresa economica locale, offrendo una prospettiva di sviluppo a lungo termine.
Tuttavia, l’atmosfera durante l’incontro a Bari, durante il quale il senatore Marti ha presentato l’emendamento, è stata segnata da preoccupazioni.
Saverio Daddario, presidente del Comitato indipendente BpB, ha espresso forti riserve riguardo alla potenziale privatizzazione della Banca del Mezzogiorno, istituto nato dalle ceneri della Banca Popolare di Bari.
L’affermazione del Ministro Giorgetti, che ha sottolineato la redditività della banca (con utili di 24,4 milioni) come giustificazione per la privatizzazione, ha generato ulteriore incertezza.
L’annuncio di un potenziale ridimensionamento del personale, con la prospettiva di un esubero del 20%, aggiunge un ulteriore strato di complessità alla situazione, sollevando interrogativi sulla continuità operativa e sull’impatto sociale di un’eventuale transizione verso il settore privato.
La vicenda della Banca Popolare di Bari e la complessa manovra legislativa che ne consegue, rappresentano un caso emblematico delle fragilità del sistema finanziario e dell’importanza di un equilibrio tra la necessità di risanamento e la tutela degli interessi dei risparmiatori e delle comunità locali.
La strada verso la piena risoluzione della questione rimane costellata di sfide e richiede un approccio olistico che consideri non solo gli aspetti economici, ma anche quelli sociali ed etici.






