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sabato 25 Ottobre 2025

Ex Ilva: Fiom-Cgil, Urgente Dialogo con il Governo per i Lavoratori

La persistente assenza di un confronto formale con il governo, nonostante le nostre reiterate richieste di un tavolo di trattativa, ci impone di riaffermare con forza la necessità di affrontare le criticità che gravano sul futuro del gruppo ex Ilva e le preoccupazioni legittime dei lavoratori.

La ripresa di un dialogo costruttivo con le istituzioni è imprescindibile, e la nostra determinazione nel perseguire questo obiettivo rimane incrollabile.

Lo dichiara Loris Scarpa, responsabile nazionale Siderurgia Fiom-Cgil, durante l’assemblea tenutasi presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto, in preparazione dello sciopero del 16 ottobre.

Questa iniziativa si inserisce in un ciclo di incontri simili che hanno coinvolto in precedenza siti produttivi di Genova, Novi Ligure e Racconigi, e che questa settimana vedranno interessati anche altri impianti di dimensioni ridotte.

Queste assemblee rappresentano uno strumento fondamentale per comunicare direttamente ai lavoratori le motivazioni che hanno portato allo sciopero, radicate in una profonda divergenza con le posizioni governative in merito alla gestione della cassa integrazione.

Un tema cruciale, che riguarda 4.450 lavoratori, di cui un numero consistente, 3.803, impiegati a Taranto, in una condizione di precarietà aggravata dalla mancanza di chiare prospettive di rilancio e dall’ostinata assenza di una convocazione a Palazzo Chigi.

La sospensione di questo dialogo, di fatto, esclude dalla discussione le voci di chi incarna la forza lavoro e l’esperienza necessaria per affrontare le sfide che il settore siderurgico si trova ad affrontare.

Alla luce dei risultati emersi dal recente bando di gara, l’urgenza di una strategia di uscita governativa, supportata da un investimento pubblico strategico, si fa sempre più pressante.
Questa soluzione non può essere elusa; è essenziale per garantire una transizione verso un’industria siderurgica decarbonizzata, in linea con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e le direttive europee.

L’alternativa, ovvero l’abbandono del sito, comporterebbe conseguenze catastrofiche non solo per i lavoratori e le loro famiglie, ma per l’intero territorio.
Chi auspica la chiusura dello stabilimento, implicitamente, rinnega ogni responsabilità nei confronti della salute pubblica, della salvaguardia dell’ambiente e del benessere economico di una comunità intera.

La battaglia per la continuità industriale non può rimanere confinata alle rivendicazioni sindacali; deve trascendere i confini del mondo del lavoro, diventando una questione di interesse collettivo, un impegno che coinvolge attivamente i cittadini di Taranto e dell’intera regione.
La difesa del futuro di Taranto, in definitiva, è una responsabilità condivisa.

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