La questione dell’eredità industriale dell’ex Ilva, gravissima e urgente, impone un’azione immediata, al di là dei meri protocolli istituzionali.
Di fronte alla datazione del tavolo di confronto tra governo e rappresentanti sindacali – posticipato dal 28 ottobre all’11 novembre – i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, hanno formalizzato una decisione di importanza cruciale: recarsi direttamente a Palazzo Chigi, martedì prossimo alle ore 18, per un colloquio diretto con i ministri coinvolti.
Questa iniziativa, lungi dall’essere una semplice formalità, riflette una profonda preoccupazione per il destino dei lavoratori e delle strutture produttive, un destino appeso a un filo di incertezza e minacciato da una crescente fragilità.
Il rinvio, giustificato dalla concomitanza del Consiglio dei Ministri, non può fungere da alibi per procrastinare risposte chiare e definitive.
La drammaticità della situazione, caratterizzata da incertezze occupazionali, obsolescenza tecnologica e la persistenza di problematiche ambientali ereditate, esige un’urgenza d’azione che trascende le necessità di programmazione governativa.
L’incontro previsto non è concepito come un confronto programmatico, bensì come un’istanza di responsabilità politica.
I segretari sindacali intendono richiedere, con fermezza, un quadro esplicativo e dettagliato sulle strategie del governo per affrontare le sfide complesse che affliggono l’ex Ilva.
Si tratta di individuare percorsi di sviluppo sostenibile, che valorizzino le competenze e l’esperienza dei lavoratori, garantendo al contempo la salvaguardia del patrimonio industriale e la bonifica dei siti contaminati.
La crisi dell’ex Ilva rappresenta un banco di prova per l’intero sistema Paese, un test di capacità di gestire transizioni industriali complesse, di bilanciare interessi economici, sociali e ambientali, e di garantire la coesione territoriale.
La decisione dei sindacati di anticipare l’azione, al di là delle tempistiche governative, testimonia la volontà di non lasciare i lavoratori soli di fronte a un futuro incerto e di sollecitare un impegno politico concreto e responsabile.
Si richiede, in sintesi, non solo un piano industriale, ma una visione strategica a lungo termine per la rinascita di un’area che rappresenta un patrimonio industriale e sociale di inestimabile valore.








