L’attuale dibattito europeo verte sulla potenziale convergenza dei fondi strutturali e di investimento (FSE) e del Fondo di coesione in un’unica entità finanziaria continentale. Questa prospettiva, apparentemente orientata alla semplificazione e all’efficienza, solleva interrogativi cruciali per l’Italia, in particolare per quanto riguarda il mantenimento della coesione economica, sociale e territoriale. Come sottolineato dal Ministro per gli affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione, Tommaso Foti, l’adozione di un fondo unico rischia di erodere i benefici derivanti dalla politica di coesione, con ripercussioni significative anche sulla Politica Agricola Comune (PAC).La politica di coesione, nata proprio per colmare i divari tra le diverse regioni dell’Unione, ha storicamente allocato una quota preponderante delle risorse – l’80% – al Sud Italia, con il restante 20% destinato al resto del paese. Questa distribuzione mirata ha lo scopo di favorire la convergenza, promuovendo lo sviluppo infrastrutturale, la digitalizzazione e, più in generale, l’armonizzazione delle opportunità in tutto il territorio nazionale. Una riforma che comprometta questo equilibrio potrebbe generare nuove disparità e vanificare gli sforzi compiuti per ridurre i gap preesistenti.Il nodo cruciale risiede nelle divergenti posizioni degli Stati membri. I cosiddetti “Paesi frugali” promuovono un sistema in cui ogni nazione avrebbe maggiore autonomia nella gestione dei fondi, potenzialmente a discapito delle priorità strategiche definite a livello europeo. Un simile approccio, se implementato nella PAC, comporterebbe l’imposizione di vincoli stringenti e obiettivi condizionali per gli Stati membri, limitando la flessibilità necessaria per adattare le politiche alle specifiche esigenze locali. Questo, a sua volta, potrebbe ostacolare la capacità di affrontare le sfide uniche che le regioni italiane, e in particolare quelle meridionali, devono affrontare.L’introduzione di una “addizionalità” – ovvero la possibilità per gli Stati membri di definire criteri di assegnazione dei fondi diversi da quelli stabiliti a livello comunitario – richiederebbe un’analisi approfondita delle conseguenze potenziali, con un’attenzione particolare all’impatto sulla PAC e sulla capacità degli Stati membri di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. La sfida è trovare un equilibrio tra la necessità di semplificare e razionalizzare la gestione dei fondi europei e l’imperativo di salvaguardare la coesione territoriale e sociale, pilastro fondamentale del progetto europeo. La battaglia in corso rappresenta quindi una posta in gioco cruciale per il futuro dell’Italia e per l’efficacia complessiva della politica di coesione europea.
Fondi UE: rischio coesione per l’Italia?
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