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Comune di Bari

Frattura a Taranto: il Sindaco blocca l’accordo sull’ex Ilva

La decisione del sindaco di Taranto, Piero Bitetti, di opporsi alla firma dell’accordo di programma governativo per l’ex Ilva, delineata in seguito alle istanze dei gruppi di maggioranza, ha generato un’inattesa frattura nel processo decisionale, rischiando di compromettere la complessa transizione industriale della città.
L’annuncio, accompagnato dalla sospensione del Consiglio comunale previsto per l’undici agosto, rivela una profonda insofferenza nei confronti dei termini dell’accordo, percepiti come insufficienti a tutelare gli interessi della comunità tarantina.
La posizione del sindaco, sostenuta da un’analisi critica che evidenzia lacune significative e assenza di garanzie concrete, si pone come punto di rottura rispetto a una narrazione che avrebbe dovuto consolidare un percorso condiviso verso la sostenibilità ambientale e la salvaguardia del tessuto socio-economico locale.
I capigruppo di maggioranza, in sostanza, rifiutano un compromesso ritenuto inadeguato, sollecitando un nuovo quadro negoziale che ponga al centro la decarbonizzazione totale dell’impianto siderurgico entro un orizzonte temporale di cinque anni.

Questa richiesta, ambiziosa e pressante, riflette un’urgenza di cambiamento radicale, un rifiuto di soluzioni parziali o dilazionate.
L’azione del sindaco si articola attorno alla richiesta di un intervento legislativo straordinario, un decreto-legge ad hoc che conferisca a Taranto uno status speciale, una cornice normativa che permetta di affrontare le specificità e le criticità del contesto tarantino con strumenti più incisivi e mirati.

Questa richiesta, per quanto forte, sottolinea la percezione di un’inadeguatezza delle normative esistenti nel rispondere alle complesse sfide ambientali, sanitarie ed economiche che affliggono la città.
La reazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) non si lascia attendere: stupore e disappunto emergono chiaramente dalle comunicazioni ufficiali, denunciando un comportamento ritenuto irresponsabile e in contrasto con i principi fondamentali della collaborazione istituzionale.

L’ennesima sconvocazione del Consiglio comunale viene interpretata come un atto di disattesa degli impegni assunti, mettendo a rischio la stabilità occupazionale di decine di migliaia di lavoratori e compromettendo la credibilità del processo negoziale.
Il MIMIT ribadisce l’importanza di proseguire il percorso concordato, sottolineando che l’ulteriore procrastinazione delle decisioni rischia di esacerbare le tensioni e di allontanare la città da una soluzione strutturale.
Il nodo cruciale, dunque, risiede nella divergenza di vedute circa la velocità e l’ampiezza delle misure da adottare per la decarbonizzazione dell’impianto.

Mentre il governo sembra orientato verso un approccio graduale, mirato a bilanciare gli imperativi ambientali con le esigenze produttive, l’amministrazione comunale, sostenuta dalla cittadinanza, rivendica un cambio di passo più deciso e una transizione accelerata, auspicabile per ristabilire un equilibrio tra sviluppo industriale e tutela della salute pubblica.
La vicenda si configura, pertanto, come un complesso intreccio di interessi, aspettative e responsabilità, in cui la posta in gioco è il futuro stesso di Taranto.

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