venerdì 25 Luglio 2025
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Nave Rigassificatrice a Taranto: Rischio Strategico e Sicurezza Nazionale

L’auspicata implementazione di una nave rigassificatrice nel porto di Taranto, concepita per fornire energia ai forni elettrici dell’ex Ilva, solleva interrogativi cruciali che trascendono la mera dimensione energetica, investendo la sicurezza nazionale e la stabilità strategica del territorio ionico.
Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina Onlus, focalizza l’attenzione su una problematica di portata ben più ampia, innescata dalla potenziale commistione tra infrastrutture energetiche e asset militari di primaria importanza.
La presenza di una nave rigassificatrice, capace di stoccare ingenti quantità di gas naturale liquefatto (GNL) a pressioni elevatissime, configura un elemento di rischio intrinseco, particolarmente accentuato nel contesto geografico di Taranto.

La base NATO, fulcro di attività militari cruciali e punto nevralgico per la sicurezza mediterranea, si troverebbe in prossimità di un potenziale vettore di pericolo di proporzioni incalcolabili.
Non si tratta di una mera valutazione di impatto ambientale, ma di un’analisi geopolitica che considera il potenziale utilizzo ostile di tali infrastrutture in scenari di conflitto.
L’attuale quadro geopolitico, caratterizzato da crescenti tensioni e nuove forme di conflitto ibrido, richiede una revisione dei protocolli di sicurezza e una valutazione preventiva dei rischi associati all’installazione di asset strategici in aree densamente popolate e militarmente sensibili.

La vulnerabilità di una nave rigassificatrice, un concentrato di energia in forma liquida, non può essere sottovalutata, nemmeno in assenza di un conflitto attivo.

L’evoluzione delle tecnologie belliche, con la proliferazione di droni e armi a guida autonoma, rende un attacco, anche con risorse limitate, una minaccia concreta e potenzialmente devastante.
Un singolo drone, facilmente reperibile e manovrabile, potrebbe innescare un’esplosione catastrofica, generando onde d’urto e danni strutturali estesi che comprometterebbero irreparabilmente la base NATO, l’intera area portuale e le infrastrutture civili circostanti, con conseguenze umanitarie e ambientali inimmaginabili.
La questione non si limita alla mera sicurezza fisica della nave, ma investe la capacità di deterrenza e la resilienza del territorio.

L’individuazione di un potenziale punto debole, come la nave rigassificatrice, potrebbe incentivare azioni destabilizzanti e compromettere la capacità di risposta in situazioni di emergenza.

È imperativo che il governo italiano, in stretta collaborazione con le forze alleate NATO, conduca un’analisi approfondita e multidisciplinare, che superi la logica puramente economica e consideri in modo esaustivo le implicazioni strategiche, ambientali e di sicurezza nazionale.

Il sindaco Piero Bitetti, e l’intera amministrazione locale, devono sollevare con urgenza queste preoccupazioni, promuovendo un dibattito pubblico informato e coinvolgendo tutte le parti interessate nella ricerca di soluzioni alternative che garantiscano la sicurezza e la prosperità del territorio ionico.
L’interesse pubblico impone una riflessione seria e disinteressata, anteponendo la salvaguardia della collettività a logiche di breve termine.

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