La questione energetica che grava sull’ex Ilva di Taranto si configura come un nodo cruciale per la ripresa industriale del sito, ben al di là della semplice necessità di una fornitura di gas.
L’approccio pragmatico auspicato dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, riflette una volontà di superare le polemiche sterili legate alla tipologia di fonte energetica, privilegiando l’individuazione e la garanzia del fabbisogno complessivo.
La discussione, spesso incentrata sulla fattibilità o meno dell’ormeggio di una nave metaniere, rischia di oscurare la priorità assoluta: assicurare la continuità operativa dell’acciaieria.
Concentrarsi esclusivamente su una soluzione specifica, come un rigassificatore galleggiante, introduce un rischio di blocco decisionale, data la complessità delle autorizzazioni, la potenziale opposizione delle comunità locali e le incertezze tecniche connesse a questa infrastruttura.
Un approccio alternativo, e quello promosso da Emiliano, implica la stipula di un accordo che definisca chiaramente il fabbisogno energetico dell’impianto, lasciando aperta la porta a diverse opzioni di approvvigionamento.
Questa flessibilità potrebbe includere, ad esempio, contratti di fornitura da altre fonti di gas naturale, accordi con operatori di reti di distribuzione esistenti, o l’esplorazione di soluzioni innovative come l’utilizzo di biometano prodotto localmente.
La flessibilità non è solo una questione di scelta tecnologica, ma una strategia di mitigazione del rischio.
La ripresa dell’Ilva è un progetto ambizioso, legato a investimenti significativi e alla creazione di nuovi posti di lavoro.
La sicurezza dell’approvvigionamento energetico è una condizione sine qua non per il successo di questa operazione, e la dipendenza da una singola fonte la renderebbe eccessivamente vulnerabile.
Inoltre, l’approccio proposto dal presidente Emiliano apre la strada a una discussione più ampia sulla transizione energetica dell’area industriale.
L’acciaieria, per rimanere competitiva e sostenibile nel lungo termine, dovrà inevitabilmente ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili e abbracciare soluzioni a basso impatto ambientale.
La ricerca di alternative al gas naturale, come l’idrogeno verde o l’elettricità da fonti rinnovabili, dovrebbe essere un obiettivo prioritario, e l’accordo sulla fornitura energetica può rappresentare un punto di partenza per questa trasformazione.
La sfida, quindi, non è solo garantire il gas necessario per la ripartenza, ma costruire un futuro energetico più resiliente e sostenibile per l’area di Taranto, promuovendo l’innovazione, la creazione di nuove competenze e la riconversione industriale.