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lunedì 27 Ottobre 2025

Sciopero a Taranto: Porto Paralizzato e Lavoratori in Rivolta

L’attività portuale di Taranto è stata paralizzata da uno sciopero unitario, con un’adesione totale dei lavoratori ex Ilva operanti nell’area portuale, in particolare del personale gruista.

L’agitazione, indetta dall’Unione Sindacale di Base (USB), si configura come un atto di forte protesta e rivendicazione, un segnale di profonda insoddisfazione che risuona nel contesto industriale già segnato da una complessa storia di vertenze e incertezze.
L’azione di protesta, avviata nelle prime ore del mattino con un significativo presidio al Varco Nord, ha comportato il blocco dello scarico della nave mercantile “Patricia Oldendorff”, un’imbarcazione che trasporta un ingente carico di 82.000 tonnellate di materia prima fossile.
Il fermo, previsto per una durata di 24 ore, testimonia la determinazione dei lavoratori e la loro volontà di esercitare una pressione significativa sulla direzione aziendale, con la previsione di una partecipazione massiccia anche nei turni successivi.
Alla base dello sciopero, come evidenziato dai rappresentanti sindacali Marco D’Andria e Luciano Falvo, RSU USB ex Ilva, gruisti Ima/1, si colloca una serie di problematiche strutturali e di prassi aziendali che ledono i diritti e la dignità dei lavoratori.
In particolare, viene contestata una palese violazione dell’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, che tutela la libertà sindacale, tanto da aver portato il sindacato a depositare un ricorso formale per condotta antisindacale, affidato alle cure del legale Fabrizio Del Vecchio.

A ciò si aggiungono comportamenti denigratori e intimidatori ripetuti nei confronti degli iscritti USB, che creano un clima di tensione e di svalutazione professionale.
L’agitazione sindacale non si limita alla difesa della libertà sindacale, ma si estende a questioni legate all’equità e alla trasparenza nella gestione del personale.

I lavoratori denunciano un abuso nell’applicazione della cassa integrazione, con una rotazione che appare arbitraria e non tiene conto dei criteri di seniority o di necessità, e una gestione del personale caratterizzata da decisioni unilaterali e dall’introduzione di nuovi addetti che sostituiscono figure esperte, radicate nel territorio e con anni di esperienza nelle stesse postazioni operative.
Questa politica, secondo i sindacalisti, mina la stabilità del lavoro, impoverisce il know-how aziendale e alimenta un senso di precarietà e frustrazione tra i lavoratori storici.
Lo sciopero, quindi, si configura non solo come una protesta immediata, ma anche come una richiesta di un cambiamento profondo nelle dinamiche lavorative e relazionali all’interno dell’azienda, rivendicando un modello di gestione più rispettoso dei diritti dei lavoratori, della loro esperienza e del loro ruolo fondamentale per la continuità e la prosperità dell’attività portuale di Taranto.
L’azione di sciopero è un grido d’allarme che chiede attenzione su temi cruciali per la salvaguardia del lavoro e del futuro industriale del territorio.

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