I segretari generali di Fim, Fiom e Uilm hanno formalmente declinato l’invito del Ministero del Lavoro a un incontro dedicato alla Cassa Integrazione Straordinaria (CIGS) legata all’ex Ilva, segnalando una preoccupante assenza di un adeguato coinvolgimento delle parti sociali nella definizione delle strategie future.
Questa decisione, comunicata attraverso una nota ufficiale, riflette una profonda insofferenza nei confronti di un processo decisionale percepito come opaco e privo di una reale consultazione con i rappresentanti dei lavoratori.
La posizione dei sindacati è radicata nella necessità di un quadro più chiaro e completo rispetto alla situazione attuale.
L’assenza di informazioni concrete, a seguito della scadenza dei termini del bando per l’assegnazione delle risorse aziendali, alimenta l’incertezza e l’apprensione tra i lavoratori.
L’unica fonte di dati disponibile è una comunicazione stampa aziendale che elenca un numero di potenziali offerenti, insufficiente a delineare un percorso strategico affidabile.
Al di là della mera gestione della CIGS, la questione che preme ai sindacati è quella della riqualificazione industriale del complesso siderurgico e del destino dei suoi dipendenti.
Si richiede, pertanto, una convocazione presso Palazzo Chigi, sede del Governo, che permetta un confronto diretto e costruttivo con l’esecutivo e con la struttura commissariale.
Questo incontro dovrebbe avere come obiettivo primario la definizione di una roadmap chiara e condivisa, che garantisca la continuità produttiva, la tutela dei posti di lavoro e il rispetto dei diritti acquisiti.
I sindacati non intendono semplicemente partecipare a un rituale formale, ma rivendicano un ruolo attivo e determinante nella salvaguardia del patrimonio industriale e umano legato all’ex Ilva.
La ripartizione del futuro di un sito di tale rilevanza economica e sociale non può essere lasciata all’arbitrio di decisioni unilaterali, ma necessita di un dialogo aperto e trasparente, che tenga conto delle esigenze e delle aspettative dei lavoratori e delle loro rappresentanze.
La richiesta di un tavolo di confronto a Palazzo Chigi è dunque un atto di responsabilità, volto a evitare decisioni affrettate e potenzialmente dannose per l’intero ecosistema industriale del territorio.









