La decisione del Ministero dell’Ambiente di escludere la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per il potenziamento del gasdotto TAP, in particolare per l’ampliamento del terminale di Melendugno, solleva questioni complesse che vanno ben oltre una mera valutazione tecnica. Sebbene la decisione si fondi su una presunta assenza di impatti ambientali significativi, confermati dalla documentazione ufficiale, essa apre un dibattito cruciale sul diritto di compensazione delle comunità locali che ospitano infrastrutture energetiche strategiche per l’intera Unione Europea.L’ampliamento del TAP, destinato a raddoppiare la capacità di trasporto del gas naturale da 10 a 20 miliardi di metri cubi annui, rappresenta un elemento cardine per la sicurezza energetica dell’Italia e dell’Europa, contribuendo a diversificare le fonti di approvvigionamento e a ridurre la dipendenza da fornitori esterni. Tuttavia, la concentrazione di infrastrutture energetiche in Puglia, una regione già gravata da un’elevata densità di impianti industriali, comporta per la comunità locale un onere socio-economico che non può essere ignorato. La presenza di queste opere infrastrutturali incide sull’uso del territorio, sulla qualità dell’aria, sulla gestione delle risorse idriche e sulla percezione del rischio, generando impatti che vanno valutati non solo in termini ambientali stretti, ma anche in termini di benessere collettivo e sviluppo sostenibile.La legge regionale vigente, interpretata alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, sancisce il diritto della Puglia a ricevere compensazioni economiche proporzionate al potenziamento delle infrastrutture presenti sul suo territorio. Queste compensazioni non sono legate alla Valutazione di Impatto Ambientale, ma riconoscono il valore intrinseco della disponibilità del territorio e l’impegno della comunità locale nel sostenere un interesse nazionale. Si tratta di una forma di redistribuzione della ricchezza che mira a mitigare gli effetti negativi della concentrazione energetica e a promuovere lo sviluppo locale.Il progetto di raddoppio del TAP, pur confinato all’interno del perimetro esistente, prevede la realizzazione di nuove opere, tra cui edifici tecnici e modifiche alla linea di derivazione. Anche se tali interventi sono stati presentati come minimamente invasivi, è necessario un monitoraggio costante e trasparente per prevenire eventuali impatti imprevisti e garantire il rispetto delle normative vigenti.Le proteste che hanno caratterizzato gli anni passati, spesso alimentate da una comprensibile resistenza al cambiamento, hanno rappresentato un’occasione persa per avviare un dialogo costruttivo e trovare soluzioni condivise. Il rifiuto di riconoscere il diritto alla compensazione territoriale ha contribuito a creare un clima di sfiducia e a ostacolare l’integrazione del progetto nel tessuto socio-economico locale.La Regione Puglia si è posta all’avanguardia nell’applicazione della legge Marzano, che ha attribuito alle regioni la facoltà di definire le compensazioni territoriali, distinguendole chiaramente da quelle ambientali. Questo approccio innovativo, lungi dall’essere un’autonomia formale, riflette una profonda consapevolezza della necessità di bilanciare gli interessi nazionali con quelli delle comunità locali, promuovendo un modello di sviluppo energetico più equo e sostenibile. Il futuro, dunque, dipenderà dalla capacità di trasformare questa consapevolezza in azioni concrete, attraverso un dialogo aperto e trasparente che coinvolga tutte le parti interessate.
TAP: Ampliamento, Compensazioni e il Diritto alla Regione
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