La comunità tarantina, con un atto formale e determinato, dichiara lo stato di Emergenza Sanitaria e Ambientale nel territorio di Taranto e nei comuni circostanti.
Questa proclamazione, frutto di un’azione collettiva, non è un semplice gesto di protesta, ma una risposta di autodifesa civile contro un sistema decisionale percepito come lesivo dei diritti inalienabili alla salute, a un ambiente vivibile e a una vita dignitosa.
Comitati civici, associazioni di cittadini, rappresentanze territoriali, uniti in un presidio pacifico presso la Prefettura, esprimono un rifiuto categorico al rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia.
La decisione, con la quale il governo ignora il parere contrario di Regione, Provincia, Comuni di Taranto e Statte, rappresenta, a loro avviso, un’ulteriore conferma di un modello di sviluppo imposto dall’alto, che sacrifica il benessere della popolazione sull’altare di interessi economici di breve termine.
Non si tratta solo di una questione ambientale, ma di una vera e propria questione di giustizia sociale e di rispetto per le comunità locali.
Il cuore della denuncia risiede nelle conseguenze tangibili di un’esposizione cronica a sostanze inquinanti, che si traducono in un carico di patologie sempre più pesante, particolarmente grave per i bambini e le fasce più vulnerabili.
Studi scientifici rigorosi, dati epidemiologici inequivocabili, rapporti dell’ARPA e dell’ISPRA, e sentenze giudiziarie, hanno più volte documentato l’entità del rischio.
La popolazione rivendica il diritto a un ambiente salubre, non a un territorio di esclusione, vittima di un ciclo di inquinamento e malattia.
La protesta non si limita a contestare la decisione sull’AIA, ma mette in discussione la legittimità di un processo decisionale che esclude la voce delle comunità locali, riducendole a spettatori passivi di un destino segnato.
L’accusa è di un approccio coloniale, che impone una logica predatoria, che antepone il profitto alla tutela della vita umana e all’integrità dell’ecosistema.
Si denuncia una persistente violazione dei diritti fondamentali, sanciti dalle convenzioni internazionali, e si chiede che il diritto alla salute non sia più subordinato a logiche economiche distorte.
Il documento ufficiale sarà trasmesso alle massime istituzioni: Presidenza del Consiglio, Ministeri competenti, Commissione Europea, Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e Organizzazione delle Nazioni Unite.
Si richiede, con urgenza, l’avvio di un’indagine internazionale indipendente, volta a verificare la correttezza delle procedure amministrative e a quantificare gli impatti sanitari e ambientali.
È invocata una mobilitazione civile permanente, basata su un approccio partecipativo e trasparente, che includa la denuncia pubblica, il monitoraggio ambientale dal basso, l’uso della disobbedienza civile nonviolenta e un coinvolgimento attivo della cittadinanza.
L’obiettivo è quello di trasformare la protesta in un vero e proprio movimento di cambiamento, capace di rivendicare un futuro sostenibile e giusto per la comunità tarantina e per le generazioni a venire.