L’orizzonte industriale di Taranto si fa più definito grazie a un fronte comune che coinvolge sindacati, enti locali e la Regione Puglia, convergenti nella richiesta di un intervento governativo diretto.
Un verbale congiunto, siglato a conclusione del consiglio di fabbrica dell’ex Ilva, evidenzia due pilastri fondamentali: il rispetto integrale del piano di rilancio, che prevede la riconversione tecnologica dell’impianto con quattro forni Dri e quattro elettrici (tre a Taranto e uno a Genova), e un impegno formale da parte del governo a garantire la responsabilità pubblica nell’attuazione di tale piano.
Il presidente uscente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha sottolineato l’importanza di un’azione governativa incisiva, auspicando un incontro con i rappresentanti degli enti locali e regionali per esporre le preoccupazioni e sollecitare garanzie concrete.
La richiesta di un coinvolgimento pubblico diretto non nasce da una mancanza di potenziali investitori privati disposti a partecipare al progetto di rilancio.
L’apprensione, tuttavia, risiede nella divergenza potenziale di logiche operative tra il settore privato e le esigenze imprescindibili del territorio tarantino, che aspirano a un equilibrio tra tutela della salute, salvaguardia del lavoro e sviluppo sostenibile.
Un investimento privato, per quanto auspicabile, non può sostituire la certezza di un impegno pubblico che ponga al centro il bene comune.
L’attenzione si concentra ora sulla decarbonizzazione dell’impianto.
Emiliano ha rimarcato come la questione dell’approvvigionamento di gas non abbia mai costituito il fulcro della discussione, evidenziando la consapevolezza della molteplici vie attraverso cui il gas può raggiungere Taranto.
La polarizzazione attorno alla realizzazione di una nave rigassificatrice è stata interpretata come una manovra volta a creare divisioni all’interno della comunità locale, distogliendo l’attenzione dalle priorità reali.
Emiliano ha espresso una forte preoccupazione riguardo a un potenziale interesse industriale di piccola scala, volto a frammentare l’impianto in unità produttive più piccole per fini competitivi.
Questa strategia, a suo avviso, minaccerebbe la centralità dell’impianto e il suo ruolo cruciale nel processo di riqualificazione tecnologica, mettendo a rischio la salute dei lavoratori e la sostenibilità del territorio.
La riqualificazione di Taranto rappresenta un’opportunità unica per il Paese, e preservare la sua integrità e la sua funzione strategica è un imperativo non negoziabile.
La salvaguardia del patrimonio industriale e umano di Taranto non può essere subordinata a logiche di mercato ristrette, ma richiede una visione lungimirante e un impegno collettivo a favore di uno sviluppo equo e sostenibile.






