Un grido di speranza e di esigibilità si leva da Taranto: “È ora che parlino i lavoratori!”.
Questo l’indirizzo inequivocabile del documento consegnato dai sindacati Fim, Fiom e Uilm al sindaco Piero Bitetti, al termine di un corteo che ha attraversato la città, dalla ex Ilva a Palazzo di città, sancendo una giornata di sciopero generale nei siti del gruppo.
Un monito, un appello a interrompere il rumore assordante di narrazioni effimere e promesse inconsistenti che hanno troppo a lungo offuscato la realtà, la sofferenza palpabile di una comunità intera.
Per troppo tempo le voci dei lavoratori, coloro che hanno sopportato il peso di una vertenza irrisolta che si protrae da tredici anni, sono state soffocate sotto un diluvio di ipotesi e speculazioni.
Oggi, con fermezza e determinazione, riaffermano la necessità di un cambio di passo radicale, di un approccio pragmatico e responsabile che metta al centro il benessere delle persone e la sostenibilità del territorio.
L’analisi condotta dai sindacati evidenzia come le offerte vincolanti presentate dai fondi finanziari statunitensi, lungi dal rappresentare una soluzione definitiva, siano una riprova lampante di come la fretta nell’affrontare la vendita dell’ex Ilva abbia rappresentato un errore strategico, pregiudicando la possibilità di elaborare un piano di ripartenza solido e condiviso.
La mancanza di una visione d’insieme, di una pianificazione attenta e inclusiva, ha condannato la comunità tarantina a un limbo di incertezze e privazioni.
I lavoratori rivendicano, dunque, un ruolo attivo e determinante nel processo decisionale.
Richiedono al governo una presa di responsabilità concreta nell’avviare immediatamente un percorso di dismissione graduale degli impianti più impattanti, accompagnato da un ambizioso programma di riconversione industriale.
La decarbonizzazione, obiettivo imprescindibile per il futuro del pianeta, non può essere perseguita a scapito del tessuto sociale ed economico di Taranto.
È necessario un intervento pubblico incisivo, capace di generare nuove opportunità di lavoro, di promuovere l’innovazione tecnologica e di garantire una transizione ecologica equa e inclusiva.
La città di Taranto, storicamente segnata da divisioni e conflitti, necessita di un patto di comunità che superi le logiche settoriali e ideologiche.
È tempo di abbandonare le barricate, di ascoltare le voci dissenzienti, di costruire ponti tra le diverse sensibilità.
Solo attraverso un dialogo costruttivo e una visione condivisa sarà possibile affrontare le sfide complesse che ci attendono.
Il momento è adesso: è l’ora di unirsi, di superare le differenze, di trovare soluzioni concrete per un futuro sostenibile e prospero per Taranto e per l’intera comunità ionica.
Un futuro che non sia più segnato dalla vergogna di una crisi ambientale irrisolta, ma dalla speranza di un nuovo inizio.








