Un fiume di volti, segnati dalla fatica e dall’incertezza, ha invaso le strade di Taranto.
Il corteo, composto da migliaia di lavoratori provenienti dallo stabilimento siderurgico – un mosaico di dipendenti diretti, ex collaboratori di Ilva As e forza lavoro dell’appalto – ha lasciato la fabbrica poco dopo le otto e mezza, convergendo verso Palazzo di Città.
La marcia, un’espressione tangibile della profonda crisi che attanaglia l’area, è culminata in un sit-in pacifico, testimonianza di una comunità che si fa sentire.
La consegna di un documento formale al sindaco Piero Bitetti rappresenta un gesto simbolico, ma anche una richiesta concreta di intervento e supporto.
Lo sciopero, protratto per ben venticinque ore e attivo in tutte le sedi operative del gruppo, amplifica il segnale d’allarme, denunciando una situazione divenuta insostenibile.
Non si tratta di una mera rivendicazione salariale, bensì di una lotta per la sopravvivenza di un intero ecosistema industriale e sociale.
Le sigle metalmeccaniche, con un appello pressante rivolto al Governo, invocano un tavolo di confronto strutturale, un’occasione per affrontare con serietà e lungimiranza le complessità che caratterizzano questa vertenza.
L’auspicio è che questo confronto superi la mera logica della gestione emergenziale, estendendosi ad una visione strategica che contempli il pregresso – il patrimonio di competenze e la necessità di risarcire le ingiustizie passate – e il futuro, delineando percorsi di riqualificazione, innovazione tecnologica e sviluppo sostenibile.
La richiesta non si limita a garanzie occupazionali immediate, ma mira a un ripensamento profondo del modello industriale, che tenga conto delle implicazioni ambientali, sociali ed economiche.
Si chiede al Governo di assumersi la responsabilità di tutelare un’area martoriata, offrendo strumenti concreti e finanziamenti mirati, capaci di stimolare la ripresa e di garantire una transizione equa per tutti i lavoratori e le loro famiglie.
La data del 28 ottobre, con l’incontro fissato a Palazzo Chigi, rappresenta un momento cruciale, un banco di prova per la volontà politica di affrontare questa sfida complessa e di offrire una risposta concreta alla comunità di Taranto.
L’attenzione è alta, la speranza ancora viva, ma la strada da percorrere è ancora lunga e disseminata di ostacoli.








