Il diritto alla salute è un elemento fondamentale della dignità umana, ma a Taranto sembra essere stato sistematicamente violato dalle decisioni dei vertici societari dell’ILVA e dalle scelte politiche che hanno permesso la sopravvivenza di un impianto industriale inadatto alle norme europee sulla protezione ambientale. L’incendio all’altoforno 1, avvenuto l’altra notte, è stato solo il più recente episodio di una serie di eventi che hanno messo a rischio la salute dei cittadini e dell’impianto stesso.La città di Taranto non accetta compromessi sulla propria salubrità, né è disposta a tollerare passerelle o soluzioni temporanee che evitino il rispetto delle norme. Gli organizzatori del presidio davanti alla Camera di Commercio hanno espresso il loro dissenso nei confronti delle scelte dei vertici dell’ILVA e della politica locale, ritenendo che Taranto non possa più essere considerata una zona di sacrificio per le esigenze industriali.L’inaugurazione del Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile è stata l’occasione per manifestare il loro dissenso, alzando la voce contro le politiche che hanno permesso alla ILVA di operare in condizioni inaccettabili. I partecipanti al presidio hanno chiesto che si rispettino le norme europee sulla protezione ambientale e che non vengano prese decisioni impositive sulla salute dei cittadini.Il ministro per lo Sviluppo Economico Adolfo Urso e la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini sono stati criticati per l’assenza di misure concrete per risolvere il problema. La loro presenza a Taranto è stata considerata un’offesa al territorio, ai suoi abitanti e alle future generazioni.Durante la manifestazione ci sono stati anche momenti di tensione tra i partecipanti e alcuni imprenditori dell’appalto dello stabilimento siderurgico. I manifestanti hanno srotolato due striscioni per denunciare le condizioni inaccettabili nella quale opera l’ILVA, ribadendo che la fabbrica deve essere chiusa.Il ministro Urso è stato invitato ad ascoltare le richieste dei cittadini e a prendere misure concrete per risolvere il problema. Simona Fersini del Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti ha sottolineato l’urgenza di chiudere la fabbrica, che sta uccidendo giorno dopo giorno le vite dei cittadini e danneggiando l’economia locale.
Taranto non tollera più il silenzio sui diritti alla salute violati dall’ILVA
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