mercoledì 13 Agosto 2025
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Taranto: Peacelink e Giustizia per Taranto Contestano l’AIA dell’Ex Ilva

Una Battaglia Legale e Sociale per Taranto: Peacelink e Giustizia per Taranto Contestano l’Autorizzazione Integrata Ambientale dell’Ex Ilva e Proponendo un Nuovo Modello di Transizione GiustaIn una conferenza stampa solenne di fronte alla Prefettura di Taranto, Peacelink e Giustizia per Taranto hanno ufficializzato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), contestando la recente Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) concessa all’Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva.

Questa mossa segna l’apice di una crescente mobilitazione che coinvolge diverse realtà territoriali, tra cui Genitori Tarantini, Isde Taranto e il comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, a testimonianza di un malcontento diffuso e di una determinazione condivisa a proteggere la salute pubblica e l’ambiente.

Secondo Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, l’AIA, che consente all’acciaieria di operare per i prossimi dodici anni utilizzando ancora il carbone, rappresenta una scelta inaccettabile sotto ogni profilo.

Va oltre la mera questione ambientale, toccando la dignità umana e la sostenibilità del territorio.

La raccolta fondi, inizialmente fissata a 3.500 euro per le spese legali, ha rapidamente superato i 5.000 euro grazie al sostegno popolare, a dimostrazione dell’urgenza percepita e della fiducia riposta nelle azioni legali.
Marescotti ha lanciato un appello per il fermo immediato delle emissioni nocive, definite “cancerogene, genotossiche, neurotossiche”, sottolineando come l’attività attuale generi una perdita mensile stimata di 100 milioni di euro, un fardello insostenibile per la comunità.
Questa situazione, lungi dall’essere un investimento, si configura come una spesa continua a danno della salute e del futuro.

In una visione lungimirante, le associazioni hanno elaborato una lettera indirizzata al Governo, trasmessa attraverso il Prefetto, proponendo una soluzione innovativa per la gestione dei lavoratori in esubero.

Si suggerisce il trasferimento a un ente “Ilva in As”, specializzato non nella tutela operativa ma nella conservazione del patrimonio e nella bonifica ambientale.
Questo passaggio aprirebbe la strada a nuove opportunità occupazionali, focalizzate su attività come la riforestazione, la cura del verde pubblico, la riqualificazione del patrimonio edilizio e interventi di protezione civile in risposta agli eventi climatici estremi.

Massimo Ruggieri, presidente di Giustizia per Taranto, ha espresso profonda preoccupazione per i tempi previsti dall’accordo di programma, giudicati inaccettabilmente lunghi (12, 8 o 5 anni).

L’approvazione di un’AIA che permette l’utilizzo di tre altiforni a carbone per un periodo così esteso è ritenuta insostenibile e dannosa per la salute della popolazione.
L’obiettivo è contrastare frontalmente questa autorizzazione, considerata un fattore di sofferenza continua per la città.

La battaglia legale è parte di una visione più ampia, che mira a una transizione industriale giusta e sostenibile per Taranto, un territorio che merita un futuro libero dall’inquinamento e dalle disuguaglianze.
La proposta di reinserimento dei lavoratori in attività di riqualificazione ambientale e sociale rappresenta un tentativo di trasformare una crisi in un’opportunità di sviluppo, promuovendo un modello economico alternativo che metta al centro la persona e l’ambiente.

Si stima un costo annuale di 500 milioni per i circa 10.000 lavoratori coinvolti, un investimento inferiore alla perdita attuale dell’azienda e un segnale di speranza per un futuro più equo e prospero.

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