La piazza si è animata di un coro di sdegno, un rifiuto categorico di un’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) percepita come condanna per Taranto.
La manifestazione, tenutasi in piazzetta Gandhi di fronte alla Prefettura, non è stata solo una protesta, ma un grido collettivo che incarna la frustrazione di una comunità esasperata e la ferma rivendicazione di giustizia.
I cittadini, affiancati da associazioni civiche e rappresentanti politici, hanno espresso un dissidio profondo nei confronti di una decisione governativa che ignora il parere contrario delle istituzioni locali – il sindaco di Taranto, il sindaco di Statte, il presidente della Provincia, il presidente della Regione Puglia – e che rischia di perpetuare un modello industriale dannoso per la salute e l’ambiente.
Il movimento “Giustizia per Taranto”, promotore dell’azione, ha denunciato una continuità di politiche che sacrificano la dignità umana sull’altare di un’economia predatoria.
La decisione di rilasciare l’AIA non è vista come un atto amministrativo neutrale, ma come la legittimazione di un sistema che ha già causato danni irreparabili, compromettendo la qualità della vita delle generazioni presenti e future.
L’imminente discussione in consiglio comunale sull’accordo di programma rappresenta un momento cruciale: una chiamata alle coscienze dei consiglieri per opporsi a qualsiasi compromesso che non preveda la dismissione definitiva degli impianti inquinanti.
Non si accettano compensazioni, non si barattano la salute e il benessere collettivo per promesse vaghe e soluzioni palliative.
L’associazione “Taranto è di nuovo” ha sottolineato come la città si trovi di fronte a un bivio storico, una ripetizione amara di scelte fatali compiute sessant’anni prima, quando fu deciso di insediare l’acciaieria.
L’associazione evidenzia la necessità di abbandonare la retorica vuota, i silenzi complici e gli accordi minimi, per abbracciare una linea di azione coraggiosa e risoluta.
La scelta è chiara: schierarsi con coloro che aspirano a un vero cambiamento del destino di Taranto, o rischiare di diventare complici, per omissione o partecipazione, di un ulteriore atto di ingiustizia.
La protesta non è solo una reazione, ma la presa di posizione di una comunità che rivendica il diritto alla vita in un ambiente sano e dignitoso, rifiutando di essere vittima di interessi economici a breve termine.
La speranza è che questo grido si traduca in un cambiamento concreto, verso un futuro sostenibile e giusto per Taranto.