Questa sera, Piazza Castello si anima di una protesta vibrante.
Cittadini, associazioni e rappresentanti di Giustizia per Taranto convergono sotto Palazzo di Città, sollevando un monito al sindaco Piero Bitetti: non siglare l’accordo di programma per l’ex Ilva, previsto per domani a Roma in sede ministeriale.
La manifestazione, già in corso, esprime una profonda preoccupazione per il futuro della città e la salute dei suoi abitanti.
L’istanza principale è un appello al sindaco affinché si attesti come garante della collettività, onorando gli impegni assunti durante la campagna elettorale e, soprattutto, operando in difesa della salute pubblica.
La critica si concentra su due elementi cruciali: l’accordo di programma stesso e la recente Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
Quest’ultima, in particolare, appare inaccettabile per il movimento, poiché consentirebbe alla fabbrica di continuare la produzione per un periodo di dodici anni, prevedendo la riattivazione di tre altiforni a carbone capaci di raggiungere una produzione di sei milioni di tonnellate annue.
Tale obiettivo è in palese contrasto con le evidenze scientifiche e sanitarie che denunciano un rischio inaccettabile per la popolazione tarantina, già gravata da decenni di esposizione all’inquinamento industriale.
Il movimento non considera l’accordo di programma come una soluzione, bensì come un’ulteriore conferma di una strategia fallimentare.
Le promesse di forni elettrici, impianti Dri, una nave rigassificatrice e un desalinizzatore si rivelano vuote e fuorvianti.
Il concetto di “decarbonizzazione” appare totalmente assente, dato che il gas naturale, elemento chiave del progetto, resta una fonte fossile inequivocabilmente dannosa per l’ambiente.
A ciò si aggiunge l’assenza di clausole punitive in caso di inadempienza, scaricando ogni potenziale rischio economico sui futuri acquirenti dell’azienda.
L’aspetto occupazionale rappresenta un’ulteriore motivo di allarme.
Contrariamente alle promesse di nuove opportunità, l’introduzione dei forni elettrici comporterebbe una significativa riduzione del numero di posti di lavoro.
Questa incongruenza alimenta il sentimento di tradimento e la percezione di un progetto imposto dall’alto, senza alcuna reale considerazione per il coinvolgimento e i bisogni della comunità locale.
Giustizia per Taranto ribadisce con forza il principio fondamentale del “Nulla di noi senza di noi”, invocando il ritiro immediato dell’accordo e la valutazione approfondita del Piano di Intervento (PIC) come unico strumento legittimo per la riqualificazione dell’area, nel rispetto della salute e del futuro dei tarantini.
La manifestazione è un grido di speranza, un appello alla responsabilità e un monito a non compromettere il futuro di una città che ha pagato un prezzo troppo alto.