Taranto, da simbolo di una crisi industriale complessa e dolorosa, può ambire a divenire un modello europeo di siderurgia sostenibile e di transizione verso un’economia circolare e inclusiva.
Questo scenario ottimistico emerge da “Taranto dopo il carbone – Proposte per un futuro pulito”, uno studio approfondito condotto dall’Università di Bari in collaborazione con Legambiente e sostenuto dalla European Climate Foundation. Il documento, presentato a Taranto, delinea una strategia di riconversione dell’area ex-Ilva che guarda al futuro, integrando innovazione tecnologica, tutela ambientale e rigenerazione sociale.
Lo studio non si limita a ipotizzare, ma formula scenari concreti basati su analisi tecniche e modellazioni economiche.
I percorsi di decarbonizzazione proposti ruotano attorno all’abbandono dei tradizionali forni ad alto contenuto di emissioni, privilegiando l’adozione di tecnologie all’avanguardia come i forni elettrici (EAF) e l’impiego massiccio di idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili.
La combinazione di Direct Reduced Iron (DRI) e forni elettrici alimentati a idrogeno verde, in particolare, si rivela un’opzione particolarmente promettente, con la capacità di ridurre le emissioni di CO2 tra il 75% e il 90% rispetto ai processi siderurgici convenzionali.
La transizione non è solo una necessità ambientale, ma un imperativo economico e sociale.
Come sottolineato dal presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, la riconversione dell’area ex-Ilva rappresenta l’unica via percorribile per assicurare una reale protezione della salute pubblica, la salvaguardia dell’ambiente e la ripresa economica del territorio.
Taranto ha l’opportunità di posizionarsi all’avanguardia dell’innovazione europea, ispirandosi a esempi virtuosi come Svezia e Germania, che hanno saputo coniugare sviluppo industriale e sostenibilità ambientale.
Lunetta Franco, di Legambiente, ha enfatizzato il ruolo cruciale che lo Stato deve assumere in questo processo di trasformazione.
Non si tratta solo di fornire finanziamenti, ma di definire politiche chiare e coerenti, che incentivino gli investimenti in tecnologie pulite, promuovano la formazione di nuove competenze e garantiscano la creazione di posti di lavoro di qualità.
La transizione deve essere giusta e inclusiva, coinvolgendo tutti gli attori del territorio, dalle imprese ai sindacati, dalle istituzioni alle comunità locali.
Il dibattito che ha seguito la presentazione dello studio, con la partecipazione del sindaco di Taranto Piero Bitetti e dei rappresentanti dei sindacati (Fim, Fiom e Uilm, con Valerio D’Alò, Loris Scarpa e Guglielmo Gambardella), ha evidenziato l’importanza di un approccio partecipativo e collaborativo per affrontare le sfide poste dalla riconversione industriale.
La creazione di un ecosistema industriale dinamico e innovativo, capace di attrarre investimenti e creare nuove opportunità di sviluppo, è fondamentale per garantire un futuro sostenibile per Taranto e per la sua comunità.
Il percorso è ambizioso, ma i risultati potenziali, in termini di progresso ambientale, economico e sociale, sono di straordinaria importanza.







