La situazione di Taranto esige un’azione risolutiva, un intervento che trascenda le dinamiche amministrative ordinarie e che si configuri come un atto di responsabilità nazionale.
L’impegno della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si rende imprescindibile per la creazione di un organismo interministeriale dedicato alla complessa ridefinizione del futuro industriale e sociale della città.
Questo tavolo, che non si limiti a Sviluppo Economico, ma integri attivamente i ministeri del Lavoro, della Sanità, dell’Università e Ricerca e dell’Ambiente, dovrà agire come un vero e proprio motore di cambiamento.
Le parole del Sindaco Piero Bitetti, pronunciate al termine del consiglio di fabbrica dell’ex Ilva e riflesse nel documento unitario dei sindacati, risuonano come un grido di speranza e di necessità.
Quel documento, che testimonia una convergenza di intenti, articola un desiderio chiaro e condiviso: Taranto non accetta la passività, non si rassegna alla precarizzazione, ma rivendica un futuro basato sulla creazione di occupazione stabile e su investimenti mirati e duraturi.
Le reiterate visite a Roma, descritte dal Sindaco, non sono state semplici adempimenti formali, ma il tentativo disperato di veicolare un sentimento diffuso: la preoccupazione, l’angoscia, ma soprattutto la profonda sfiducia che attanaglia una comunità intera, una città che si è sentita, per anni, in qualche modo tradita, costretta a sostenere un peso strategico nazionale a costo di sacrifici incalcolabili.
La necessità urgente è quella di elaborare un piano di rilancio organico, un progetto che non si limiti a tamponare le emergenze, ma che affronti le cause profonde della crisi, con una visione a lungo termine.
Tale piano deve essere coordinato dalla Presidente del Consiglio, che ha l’opportunità di dimostrare un impegno concreto nei confronti del Mezzogiorno, di contrastare lo spopolamento e di promuovere lo sviluppo sostenibile.
L’ora delle promesse è finita; è tempo di azioni decisive, di investimenti intelligenti e di politiche inclusive, capaci di restituire a Taranto la dignità di una città fiera del proprio passato e proiettata verso un futuro di prosperità e giustizia sociale.
La responsabilità è grande, ma le potenzialità per una rinascita autentica sono ancora vive.
