L’operazione in Albania, presentata come soluzione d’emergenza al fenomeno migratorio, solleva interrogativi profondi e richiede un’analisi lucida al di là delle dichiarazioni di intenti.
I dati emergenti, frutto di una ricerca congiunta tra l’Università di Bari e ActionAid, dipingono uno scenario di gestione finanziaria discutibile, al limite dell’inaccettabile, e pongono seri dubbi sulla sua effettiva efficacia e sulla sua eticità.
Il costo giornaliero per persona detenuta in Albania – stimato in 114.
000 euro – costituisce una cifra spropositata, una stima che, se confermata, la colloca ben al di sopra di qualsiasi parametro di ragionevolezza e responsabilità.
Questa cifra, contestualizzata con il reddito medio nazionale, genera un contrasto stridente, amplificando le disuguaglianze sociali e alimentando un senso di ingiustizia tra i cittadini italiani.
È opportuno ricordare che la stessa leadership politica coinvolta in questa iniziativa aveva, in passato, espresso forti critiche nei confronti delle spese relative all’accoglienza dei migranti in Italia, denunciando sprechi e inefficienze.
La discrepanza tra quelle dichiarazioni e la realtà dei costi sostenuti in Albania è dunque significativa e impone una verifica approfondita delle motivazioni alla base di questa inversione di rotta.
La spesa per singolo posto nei centri albanesi, pari a 153.
000 euro, si discosta notevolmente dai 21.
000 euro necessari in Italia, evidenziando una gestione delle risorse che appare poco attenta all’ottimizzazione e alla trasparenza.
L’elevato costo non si traduce, peraltro, in risultati tangibili in termini di deterrenza o di gestione efficace dei flussi migratori, come dimostra il fatto che i centri, in gran parte, sono rimasti inattivi.
L’operazione albanese, quindi, non può essere giustificata né in termini economici, né in termini umanitari.
Al di là delle accuse politiche, emergono questioni fondamentali legate alla responsabilità della leadership, all’utilizzo corretto dei fondi pubblici e al rispetto dei diritti umani.
Un’indagine indipendente e approfondita è necessaria per chiarire le dinamiche che hanno portato a questa gestione finanziaria controversa e per accertare eventuali irregolarità o illeciti.
È doveroso che le istituzioni e la leadership politica si assumano la responsabilità di questi costi esorbitanti e forniscano spiegazioni chiare e complete ai cittadini, a tutela della fiducia nelle istituzioni e del patrimonio pubblico.