giovedì 14 Agosto 2025
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Comune di Bari

Bari, un grido per il lavoro: referendum per un futuro più giusto.

Un grido di riscatto dal cuore di Bari, un appello urgente a riscrivere il futuro del lavoro e della cittadinanza.

Il palco della Cgil è stato teatro di una convergenza trasversale, un fronte comune composto da leader sindacali, politici e rappresentanti di diverse forze progressiste – Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, Elly Schlein, segretaria del Pd, Nicola Fratoianni di Avs, Chiara Appendino del M5s e il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano – tutti uniti nella richiesta di un cambiamento radicale.
Il fulcro della mobilitazione è rappresentato dai referendum dell’8 e 9 giugno, strumenti di democrazia diretta volti a abrogare norme legislative giudicate dannose per i diritti dei lavoratori e per l’integrazione dei cittadini stranieri.

Un’eredità pesante, sottolinea Landini, fatta di provvedimenti incauti, sia nell’era Renzi che in quella Meloni, che hanno contribuito a creare un quadro di precarietà diffusa, insicurezza e disuguaglianze.

La critica non si limita alla mera abrogazione di leggi specifiche.

Si tratta di una denuncia più ampia, una presa di coscienza che, dopo oltre due decenni di scelte legislative errate, la situazione è diventata inaccettabile.
L’invito è a superare le divisioni ideologiche, a ragionare non in termini di appartenenza politica, ma in base alla propria condizione personale, riconoscendo l’universalità del desiderio di stabilità economica, di un salario equo e di un ambiente di lavoro sicuro.
La precarietà non è un destino, ma una conseguenza di politiche miopi che hanno sacrificato il benessere dei lavoratori sull’altare di una presunta flessibilità del mercato.

L’auspicio è che i referendum possano segnare una svolta, aprendo la strada a un modello di sviluppo più equo e sostenibile, che valorizzi il capitale umano e promuova la dignità del lavoro.

Landini ha colto un elemento cruciale: la richiesta di libertà che emerge, soprattutto, dalle nuove generazioni.

Non si tratta solo di un desiderio di emancipazione economica, ma di un bisogno più profondo di poter esprimere il proprio potenziale, di poter contribuire attivamente alla costruzione di un mondo migliore, un mondo dove l’intelligenza e la creatività siano riconosciute e valorizzate.
L’atteggiamento di Giorgia Meloni, come ha evidenziato Elly Schlein, rivela la paura di un voto popolare consapevole e attivo.

La reticenza nel confrontarsi apertamente con le istanze di cambiamento denota una volontà di mantenere lo status quo, di soffocare la voce dei cittadini.
Una leadership autentica, invece, dovrebbe accogliere il confronto, dimostrando di avere a cuore il bene comune.

La vera fierezza delle proprie idee si misura nella capacità di sottoporle al vaglio della collettività.

I referendum non sono solo un voto, ma un atto di coraggio, un’affermazione di volontà di cambiamento.

Rappresentano un’opportunità per riaffermare il valore del lavoro, la centralità della persona e il diritto a una cittadinanza piena e inclusiva.

È un appello a riprendere in mano il proprio destino, a costruire un futuro di opportunità e dignità per tutti.

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