L’importanza di salvaguardare i pilastri della politica di coesione e della Politica Agricola Comune (PAC) è un tema centrale nel dibattito europeo, soprattutto in contesti regionali come la Puglia, crocevia di sfide e opportunità.
Affermare che le regioni meno sviluppate siano state abbandonate a sé stesse, in un contesto di presunto “saccheggio”, è un’affermazione che non trova riscontro nei dati concreti del bilancio dell’Unione Europea.
Un impegno finanziario di 218 miliardi di euro destinato a queste aree dimostra, al contrario, una volontà di ridurre i divari territoriali e promuovere uno sviluppo equilibrato.
A questo si aggiungono i 300 miliardi allocati alla PAC, che rappresentano un investimento strategico per il settore primario e per la sicurezza alimentare del continente.
Il ministro Tommaso Foti, intervenendo al convegno a Bari, ha sottolineato come l’impiego di questi fondi rurali, derivanti dalla PAC, offra ulteriori strumenti per sostenere la seconda gamba della politica agricola comune, incentrata sulla tutela dell’ambiente e sulla qualità dei prodotti.
La decisione della Commissione Europea di avviare una revisione di medio termine della PAC è un segnale di apertura al dialogo e di volontà di adattare la politica alle nuove esigenze del settore, tenendo conto delle sfide poste dai cambiamenti climatici, dalla transizione ecologica e dalla volatilità dei mercati.
Il percorso che ha portato alla definizione del quadro finanziario pluriennale dell’UE è stato complesso e ricco di tensioni.
Le riserve espresse dall’Italia, in particolare riguardo al cosiddetto “fondo unico”, non erano infondate.
L’iniziale proposta di una gestione centralizzata dei fondi strutturali avrebbe potuto compromettere la capacità delle regioni di definire strategie di sviluppo mirate e rispondenti alle proprie specificità.
Grazie all’azione del Vicepresidente Fitto, e al confronto costruttivo con gli altri Stati membri, si è riusciti a elaborare un prodotto finale significativamente diverso, che riconosce l’importanza di un approccio multilivello e di una maggiore flessibilità nella gestione dei finanziamenti.
Affrontare posizioni più radicali, spesso sostenute da visioni semplicistiche e poco realistiche, è stata una sfida costante.
La ricerca di un compromesso, che tenesse conto delle diverse sensibilità e degli interessi nazionali, ha richiesto un’attenta mediazione e una profonda conoscenza dei meccanismi decisionali europei.
Il risultato ottenuto, pur non potendo essere considerato perfetto, rappresenta un passo avanti nella direzione di una politica di coesione più efficace e rispondente alle esigenze delle regioni meno sviluppate.
La discussione è aperta e il monitoraggio costante dei risultati sarà fondamentale per garantire che gli obiettivi di sviluppo regionale siano effettivamente raggiunti.