La cerimonia inaugurale della Fiera del Levante, tradizionalmente momento di celebrazione e confronto, si è rivelata uno spartiacque, un palcoscenico silenzioso per un passaggio di consegne carico di implicazioni politiche.
L’attesa di un gesto simbolico, di una riconciliazione pubblica tra il governatore uscente Michele Emiliano e l’ex sindaco di Bari Antonio Decaro, si è infranta contro la realtà di un rapporto complesso e, al momento, non risolto.
Emiliano, nel suo ultimo intervento ufficiale come Presidente della Regione Puglia, ha tracciato un quadro del successo politico del centrosinistra negli ultimi due decenni, un modello che, a suo dire, si è fondato sulla capacità di superare le dinamiche dell’autoritarismo e dell’individualismo.
Il riferimento, esplicito pur nella sua sottile ambiguità, era diretto ad Antonio Decaro, figura chiave nel panorama politico regionale, ora destinato a ritornare alla sua prestigiosa sede europea di Bruxelles, dove presiede la commissione Ambiente.
La sua candidatura alla presidenza, ottenuta a fronte del ritiro di Emiliano dalla corsa al Consiglio Regionale, ha reso evidente la necessità di un riallineamento strategico.
Un veto simile, in passato, era stato opposto a Nichi Vendola, il quale però non aveva ceduto.
Decaro, nel suo annuncio della candidatura, aveva posto l’accento sulla sua esigenza di operare con piena autonomia: “Voglio essere un presidente libero”.
La sua risposta alle parole di Emiliano ha evitato l’inevitabile confronto diretto, focalizzandosi invece sulla necessità di un programma più solido e di una fase di ascolto all’interno della coalizione.
La distanza fisica tra i due leader, assente durante i momenti chiave della cerimonia, ha amplificato la percezione di una frattura latente.
Emiliano ha ricordato con enfasi l’importanza di aver evitato, in passato, espressioni divisive, rimarcando la sua difficoltà nel comprendere le dinamiche che hanno portato a questa situazione, definendole al di là di una logica politica convenzionale.
Pur promettendo la sua disponibilità a contribuire al futuro della regione, ha espresso il desiderio di superare un periodo di tensioni, gesti impulsivi e incertezza.
L’esortazione alla riscoperta dell’unità, della serietà e del rispetto dei limiti, unita alla necessità di generosità e mantenimento della parola data, suggerisce un monito rivolto non solo ai suoi successori, ma anche alla classe politica in generale.
L’intervento ha concluso con un velato accenno a una possibile, futura, ripresa del suo ruolo, stemperato da una battuta che ha suscitato il sorriso del pubblico.
La sua uscita di scena, per quanto definitiva al momento, lascia aperta la porta a interpretazioni e, forse, a una sua futura partecipazione, pur in un ruolo diverso.
L’evento ha segnato la fine di un’era e l’inizio di un’incerta transizione, lasciando nell’aria interrogativi sulla reale natura del rapporto tra i protagonisti e sulle prospettive future della politica pugliese.
Il modello di governance regionale, fondato sulla condivisione e la collaborazione, dovrà reinventarsi per affrontare le nuove sfide che attendono la Puglia.