giovedì, 19 Giugno 2025
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Italia e Israele: Tra Parole e Azioni, una Profonda Incoerenza

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La posizione italiana in ambito europeo, recentemente manifestata in Commissione, solleva interrogativi profondi e inquietanti riguardo la coerenza tra dichiarazioni di principio e azioni concrete. Il voto contrario alla sospensione degli accordi di collaborazione con Israele, basati sul rispetto dei diritti umani sancito dall’articolo 2, appare un’incongruenza stridente con l’indignazione verbale suscitata dalla devastazione di Gaza. Questa dissonanza, come sottolinea il giornalista e scrittore Gad Lerner durante la presentazione del suo libro ‘Gaza. Odio e amore per Israele’, rivela una frattura etica che mina la credibilità del nostro paese.Affermare un impegno a favore della soluzione dei due popoli e dei due Stati, per poi astenersi in sede di Assemblea delle Nazioni Unite riguardo al voto per la nascita di uno Stato palestinese, costituisce un’ambiguità inaccettabile. Mentre la stragrande maggioranza della comunità internazionale (oltre 140 nazioni) si è espressa a favore, l’astensione italiana si pone come un silenzioso compromesso, un’acquiescenza a una politica che, di fatto, perpetua lo status quo.Lerner coglie nel segno: la distanza tra le retoriche ufficiali e le azioni concrete è il sintomo di un’illusione, la convinzione che Israele possa svolgere un ruolo di “lavoro sporco” a beneficio di interessi occidentali. Questa visione, intrinsecamente immorale, deve essere esorcizzata con urgenza. Dietro questa ambiguità si cela un calcolo utilitaristico che sacrifica i diritti umani sull’altare di interessi geopolitici, una dinamica che compromette la nostra integrità morale e il nostro ruolo nella comunità internazionale.La diplomazia, per Lerner, non si riduce a generiche dichiarazioni di principio, ma si traduce in azioni concrete e incisive. La pressione diplomatica efficace passa attraverso la sospensione dei rifornimenti militari, il blocco degli accordi commerciali e l’interruzione di forme di collaborazione economica, come quelle promosse inizialmente in Puglia, poi emulate da Emilia Romagna e Toscana. Queste misure, lungi dall’essere punitive, rappresentano un segnale di allarme, un monito volto a stimolare un’evoluzione politica all’interno di Israele, sostenendo le voci interne che promuovono una soluzione pacifica e il rispetto dei diritti umani. Non si tratta di isolare Israele, ma di incentivare un cambiamento dall’interno, supportando chi, in quel paese, lotta per la giustizia e la pace. La vera solidarietà si manifesta attraverso l’azione, non attraverso le parole.

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