Il dibattito in atto verte sulla definizione del futuro quadro finanziario pluriennale (QFP) che abbraccia il periodo 2028-2034, un’architettura cruciale per la coesione economica e sociale dell’Unione Europea.
La revisione in corso dell’attuale programmazione si articola attorno a cinque priorità strategiche, considerate fondamentali per rispondere alle sfide emergenti: rafforzamento della competitività europea, politiche abitative inclusive, gestione sostenibile delle risorse idriche, transizione energetica e potenziamento della sicurezza e della difesa.
Un elemento distintivo di questo approccio è la sua natura flessibile e volontaristica.
Ogni Stato membro, unitamente alle sue regioni, manterrà un elevato grado di autonomia nella selezione e nell’implementazione di tali priorità, adattandole alle proprie specifiche esigenze e caratteristiche territoriali.
Questa decentralizzazione non implica ridistribuzioni automatiche di risorse finanziarie; piuttosto, offre la possibilità di allineare i programmi esistenti con il nuovo scenario geopolitico ed economico, sulla base delle proposte concrete presentate dagli Stati e dalle regioni.
Come sottolineato dal Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Raffaele Fitto, durante il convegno “Nuova politica di coesione e sviluppo regionale, l’Europa incontra la Puglia”, questa flessibilità mira a rispondere a un contesto in rapida evoluzione, caratterizzato da crescenti tensioni internazionali, cambiamenti climatici e trasformazioni tecnologiche.
Di fronte a interrogativi riguardanti la percezione di una possibile penalizzazione delle regioni meridionali nella ripartizione dei fondi di coesione, il Vicepresidente Fitto ha precisato che un’attenta analisi del regolamento allegato al QFP mette in luce elementi chiave per dissipare tali preoccupazioni.
Innanzitutto, il rispetto rigoroso dei principi sanciti nei trattati europei, che garantiscono pari opportunità di accesso ai finanziamenti.
In secondo luogo, la chiara distinzione tra le tre categorie di regioni – quelle meno sviluppate, quelle in transizione e quelle più avanzate – che permette di indirizzare interventi mirati e specifici.
Infine, un emendamento legislativo dedicato assicura che le regioni meno sviluppate ricevano un sostegno significativo, con un impegno finanziario di 218 miliardi di euro.
Il dibattito in corso, pur essendo essenziale per affinare gli strumenti di politica di coesione, deve fondarsi su una lettura approfondita e accurata del testo normativo, un processo che è in pieno svolgimento.
L’obiettivo è quello di garantire che il futuro QFP sia uno strumento efficace per promuovere la convergenza economica, la resilienza e la prosperità condivisa in tutta l’Unione Europea, tenendo conto delle specificità territoriali e delle aspirazioni di ogni regione.
Un approccio ponderato, basato sui fatti e sulla collaborazione, è fondamentale per costruire un futuro europeo più equo e sostenibile.