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Tfm in Puglia: Nuovo Respingimento e Tensioni nel Consiglio Regionale

Il dibattito sul trattamento di fine mandato (Tfm) in Puglia continua a generare forti tensioni all’interno del Consiglio regionale, culminando in un nuovo, significativo respingimento.

Un emendamento, proposto congiuntamente dal consigliere Napoleone Cera (Lega) e Antonio Scalera (La Puglia Domani), mirava a reintrodurre il beneficio all’interno della legge riguardante i debiti fuori bilancio.
L’iniziativa, tuttavia, è stata osteggiata e respinta con un voto netto: 35 contrari contro nessun favore, un esito che riflette una profonda divergenza di vedute tra le forze politiche in campo.

L’assenza al voto dello stesso consigliere Cera, dopo un acceso confronto verbale con i membri della maggioranza, sottolinea ulteriormente la polarizzazione del contesto politico.
Le minacce esplicite di abbandono dell’aula da parte dei rappresentanti della maggioranza, qualora fosse stata richiesta una votazione a scrutinio segreto, hanno esercitato una pressione significativa, contribuendo a determinare la decisione del consigliere Cera.
L’abrogazione del Tfm, avvenuta con la legge regionale n.
34 del 2012, ha segnato una svolta nella politica retributiva dei rappresentanti istituzionali pugliesi, innescando una lunga serie di tentativi, finora infruttuosi, di recuperare il beneficio.
Il Tfm, originariamente concepito come un riconoscimento del servizio reso e delle responsabilità assunte dai consiglieri regionali, era strutturato come un’indennità aggiuntiva corrisposta al termine del mandato, commisurata all’anzianità di servizio e ad altri parametri specifici.

La sua eliminazione, motivata da esigenze di contenimento della spesa pubblica e da considerazioni di equità sociale, ha suscitato da allora un ampio dibattito, con sostenitori e oppositori che presentano argomentazioni contrastanti.
I fautori del ripristino del Tfm sostengono che esso rappresenterebbe un incentivo alla partecipazione politica, attirando individui competenti e motivati, al di là delle dinamiche meramente economiche.

Inoltre, evidenziano che il servizio reso dai consiglieri regionali, spesso caratterizzato da un elevato carico di lavoro e da responsabilità complesse, andrebbe adeguatamente riconosciuto anche attraverso un sistema di compensi che tenga conto del fine mandato.
D’altra parte, gli avversari del Tfm argomentano che esso costituirebbe una forma di privilegio inaccettabile in un periodo di crisi economica e di difficoltà sociali, e che i compensi attuali, comprensivi di indennità e rimborsi spese, sono già adeguati a remunerare il servizio reso.
Inoltre, sottolineano che il Tfm potrebbe incentivare comportamenti opportunistici e una ricerca del personale interesse a scapito dell’interesse pubblico.
Il continuo respingimento di proposte di ripristino del Tfm testimonia la persistenza di queste divergenze e la difficoltà di trovare un compromesso che possa soddisfare le diverse sensibilità politiche e sociali.
Il futuro del trattamento di fine mandato in Puglia rimane incerto, sospeso tra la necessità di garantire una retribuzione equa per i rappresentanti istituzionali e l’imperativo di contenere la spesa pubblica e di promuovere una cultura di responsabilità e trasparenza.

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