venerdì 12 Settembre 2025
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Zuppi: l’era digitale rischia di disumanizzare il mondo.

L’era digitale, con la sua apparente capacità di connettere il mondo intero, rischia paradossalmente di disumanizzare le relazioni e di erodere i valori fondamentali.
L’affermazione, lucida e commovente, del Cardinale Matteo Zuppi, durante il panel “Intelligenza artificiale: restiamo umani” a DigithOn, ci invita a una riflessione urgente sulla direzione che stiamo prendendo.

La giustizia, intesa come equità e rispetto per la dignità umana, sembra spesso subalternata a logiche di potere e a interessi economici, con conseguenze drammatiche che sfuggono ai meccanismi della giustizia internazionale, lasciando spazio a una forma di “giustizia sommaria” applicata dai più forti.

È sconcertante come l’ossessione per il profitto e la performance economica abbia preso il posto della centralità della persona, un principio etico cardine che dovrebbe guidare ogni azione, sia a livello individuale che collettivo.
L’accumulo di ricchezze esorbitanti, generato in un solo giorno, coesiste con la sofferenza di milioni di persone, creando un abisso incolmabile tra chi ha e chi non ha.
Mettere la persona al centro significa, dunque, abbracciare e proteggere le fragilità, riconoscendo la vulnerabilità intrinseca ad ogni essere umano.

L’era dei social media, con la sua retorica superficiale e la sua incessante ricerca di approvazione, ha confuso l’effimero del “like” con la profondità di un vero affetto, un “ti voglio bene” autentico e disinteressato.

La capacità di connettersi istantaneamente con persone dall’altra parte del globo non deve farci dimenticare l’importanza del contatto umano, della presenza fisica, del conforto offerto con un gesto semplice.
Un meme inviato via WhatsApp non può sostituire la consolazione di una visita, un abbraccio sincero.

Il Cardinale Zuppi, con la sua onestà intellettuale e la sua generosità d’animo, si definisce “preistorico” per la sua assenza dai social network.

Questa sua franchezza sottolinea una critica profonda alla cultura digitale contemporanea, dove l’anonimato e la distanza virtuale alimentano l’aggressività e la superficialità.
I cosiddetti “leoni da tastiera”, nascosti dietro schermi, necessitano urgentemente di una riflessione interiore, di un percorso di auto-comprensione che li porti a riconoscere la loro umanità e a relazionarsi con gli altri in modo più costruttivo.
L’illusione di possedere una vasta rete di “follower” non deve essere scambiata per la ricchezza di vere amicizie, un legame profondo e duraturo che si nutre di fiducia, rispetto e reciprocità.
È fondamentale, dunque, recuperare il valore del contatto umano, riscoprire l’importanza di coltivare relazioni autentiche e di dare priorità alla dignità e al benessere di ogni persona, perché solo così potremo rimanere veramente umani nell’era digitale.

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