La drammatica vicenda, consumatasi nel tardo pomeriggio di lunedì 27 ottobre a Occhieppo Inferiore, culmina in un arresto ospedaliero, siglando la fine di un tentativo disperato di elusione della giustizia.
L’episodio, che ha visto protagonista un cittadino marocchino di 36 anni, solleva interrogativi sulle dinamiche della latitanza e sulla complessità delle operazioni di polizia in aree impervie.
Tutto ebbe inizio con una segnalazione, un segnale di allarme lanciato da un cittadino particolarmente attento, che notò una situazione anomala: un veicolo in sosta in un’area boschiva isolata della Valle Elvo e la figura di un uomo che si allontanava correndo.
Questa osservazione, apparentemente marginale, innescò un meccanismo investigativo che portò i Carabinieri a concentrare l’attenzione sulla zona.
Una pattuglia della Sezione Radiomobile di Biella intercettò rapidamente un veicolo corrispondente alla descrizione, a bordo del quale si trovavano tre individui: un cittadino italiano e due stranieri, uno dei quali privo di documenti di identificazione.
L’esito del controllo si rivelò subito diverso dalle aspettative.
Durante la verifica, l’uomo privo di documenti, dimostrando un’evidente volontà di sottrarsi all’identificazione e all’arresto, tentò una fuga improvvisa.
In un gesto disperato e potenzialmente fatale, si lanciò dalla ringhiera di un ponte che sovrasta il torrente Elvo, precipitando in un ambiente naturale, fortunatamente in questo periodo dell’anno in secca.
L’intervento tempestivo dei Carabinieri, affiancati dai Vigili del Fuoco e dal personale del 118, permise di soccorrere immediatamente il latitante, trasportandolo d’urgenza in ospedale a causa delle lesioni riportate, sebbene non in pericolo di vita.
Le successive verifiche, condotte con rigore metodologico, svelarono la vera natura dell’episodio: l’uomo era un latitante, ricercato da oltre un anno, gravato da un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Torino.
L’ordine faceva riferimento a una condanna a quattro anni di reclusione per reati connessi al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti, commessi in provincia di Novara tra il 2019 e il 2020.
La gravità del reato e la prolungata latitanza testimoniano la determinazione dell’uomo a eludere la giustizia.
L’identificazione definitiva fu resa possibile grazie all’utilizzo delle impronte digitali, un metodo scientifico consolidato che permette di stabilire l’identità di un individuo con elevata precisione.
Gli specialisti del Nucleo Investigativo provinciale, attraverso l’analisi delle impronte, riuscirono a collegare l’uomo all’identità ricercata.
Attualmente, il 36enne è piantonato in ospedale, in attesa di essere trasferito in carcere, dove sconterà la pena.
Le indagini, tuttora in corso, si concentrano ora sulla ricostruzione del percorso che ha portato il latitante in provincia di Biella, con l’obiettivo di individuare eventuali complici e comprendere le dinamiche che hanno contribuito alla sua latitanza.
La vicenda solleva interrogativi significativi sull’efficacia dei sistemi di controllo del territorio e sulla necessità di rafforzare la collaborazione tra le forze dell’ordine per contrastare il crimine organizzato.





