L’operazione “Khoya”, recentemente conclusa dai Carabinieri di Biella sotto la direzione della Procura della Repubblica, ha portato alla luce una complessa rete di traffico di sostanze stupefacenti radicata nel cuore della Valle Elvo, un’area caratterizzata da un’estesa copertura boschiva che ne ha storicamente favorito attività illecite.
L’indagine, protrattasi per un periodo significativo, ha disvelato non solo l’esistenza di un’organizzazione criminale dedicata allo spaccio, ma anche la sua sofisticata capacità di adattamento e la sua estensione territoriale, che si protende ben oltre i confini locali.
Al centro dell’operazione, cinque individui sono stati identificati come nodi cruciali in un sistema intricato, che orchestrato una logistica precisa e un flusso costante di stupefacenti.
La rete criminale non si limitava a spacciatori operanti direttamente sul territorio biellese; collegava queste figure a una fonte di approvvigionamento situata nell’hinterland milanese, una scelta strategica che mirava a massimizzare i profitti minimizzando il rischio di intercettazione.
Le sostanze illecite, costituite principalmente da cocaina, eroina e hashish, venivano trasportate attraverso una catena di autisti e intermediari, ognuno dei quali ricopriva un ruolo specifico e vitale nel funzionamento del sistema.
L’impiego di questa struttura gerarchica, con compiti diversificati, dimostra un’elevata capacità organizzativa e un’attenzione alla pianificazione logistica.
Il GIP di Biella, seguendo le indicazioni della Procura, ha emesso misure cautelari coercitive nei confronti degli indagati, impedendo loro di rientrare nel territorio biellese.
L’esecuzione di complesse perquisizioni, condotta sabato 25 ottobre, ha permesso il sequestro di un vasto numero di dispositivi informatici, tra cui cellulari e computer, e di materiali di supporto come agende e documenti, essenziali per ricostruire le dinamiche interne all’organizzazione e tracciare i flussi finanziari.
Il sequestro di strumenti per il confezionamento della droga suggerisce un’attività di spaccio su larga scala e un’attenzione alla presentazione del prodotto.
L’operazione “Khoya” rappresenta un intervento significativo nel contrasto allo spaccio di droga in contesti rurali, aree particolarmente difficili da controllare e che spesso offrono una copertura ideale per attività criminali.
Il successo dell’indagine sottolinea l’importanza di un approccio investigativo mirato e di una collaborazione sinergica tra le forze dell’ordine e la magistratura.
Nonostante l’arresto e le misure cautelari disposte, le indagini proseguono a tutto campo, con l’obiettivo di identificare ulteriori complici, tracciare i flussi di denaro sporco e svelare eventuali collegamenti con altre organizzazioni criminali.
È fondamentale ricordare, come previsto dal principio costituzionale, che gli indagati mantengono la presunzione di innocenza fino a una sentenza definitiva.
Il caso “Khoya” apre una riflessione più ampia sulla necessità di rafforzare la presenza e la vigilanza delle forze dell’ordine nelle aree rurali e di adottare misure preventive per contrastare il fenomeno dello spaccio di droga, che rappresenta una grave minaccia per la sicurezza e la salute pubblica.








