Riso 2.0: la scienza italiana rivoluziona i campi

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Nel cuore dei campi di Castello d’Agogna, presso il Centro Ricerche sul Riso dell’Ente Nazionale Risi, si è conclusa una pietra miliare dell’agricoltura italiana: la raccolta del primo campo sperimentale di riso sottoposto a Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA).

Un evento significativo, celebrato martedì 30 settembre, che segna un punto di rottura rispetto alle tradizionali pratiche di miglioramento genetico e offre una nuova prospettiva per la sostenibilità della filiera risicola.

A differenza degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM), le TEA rappresentano un approccio innovativo che sfrutta la precisione della biologia molecolare per modulare il genoma vegetale in modo mirato e efficiente.

Si tratta di una “rivoluzione gentile”, come l’ha definita la ricercatrice Vittoria Brambilla, del dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, che insieme a Fabio Fornara guida un team di ricerca all’avanguardia in questo settore.

La tecnica non implica l’introduzione di DNA estraneo, ma agisce come un “correttore” o un “fine-tuner” del patrimonio genetico già esistente.
L’obiettivo primario di questa ricerca pionieristica è ridurre la vulnerabilità del riso al brusone, un patogeno fungino che mina la produttività e la qualità del raccolto.
Tuttavia, le potenzialità delle TEA si estendono ben oltre: offrono la possibilità di ottimizzare un ampio spettro di caratteristiche bio-morfologiche, aumentando la resilienza delle piante alle sfide ambientali e migliorando la loro produttività complessiva.
Si tratta di un approccio olistico che mira a creare varietà di riso più adattabili, capaci di resistere meglio agli stress abiotici (come siccità o variazioni di temperatura) e a ridurre la dipendenza da input esterni.

Il Centro Ricerche sul Riso ha rappresentato un laboratorio a cielo aperto, un luogo dove la scienza incontra l’agricoltura.

La visita della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, avvenuta a metà settembre, ha testimoniato l’interesse e la rilevanza di questo approccio a livello internazionale.
I membri della commissione hanno potuto osservare direttamente come le modifiche introdotte attraverso le TEA siano sostanzialmente indistinguibili da quelle che si verificano naturalmente o che derivano dai metodi tradizionali di selezione varietale.
“Crediamo fermamente che l’innovazione, anche attraverso queste tecniche all’avanguardia, sia fondamentale per garantire la continuità e l’eccellenza della coltivazione del riso,” ha affermato la Presidente dell’Ente Nazionale Risi, Natalia Bobba.

“Le TEA non solo semplificano la vita dei risicoltori, fornendo strumenti efficaci per contrastare il brusone – un nemico sempre più difficile da affrontare con i metodi convenzionali – ma contribuiscono anche a promuovere un’agricoltura più sostenibile, in grado di affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici e ridurre l’impatto ambientale della produzione risicola.

” Questo approccio apre la strada a un futuro in cui la produzione di riso sia più efficiente, resiliente e rispettosa dell’ambiente.