Biella: respingono Matteotti e Mussolini, frattura e dissenso.

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Il Consiglio comunale di Biella si è trovato a fronteggiare una delicata questione storica e politica, con una votazione che ha acceso un acceso dibattito.

Le mozioni volte a revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini e a conferirla a Giacomo Matteotti e Iside Viana sono state respinte dalla maggioranza, generando immediate reazioni di sconcerto e disappunto da parte dell’opposizione e di numerosi cittadini.
La decisione, con un voto di 17 contrari, 2 astenuti e 10 favorevoli, ha cristallizzato una frattura profonda nel tessuto sociale biellese.

La mancata approvazione, definita da alcuni come un atto di “codardia” e “ambiguità”, evidenzia una difficoltà nel confrontarsi apertamente con un passato doloroso e complesso.

Le parole di Michele Magliola, di Sinistra Italiana Avs, sottolineano l’opportunità persa di compiere un gesto simbolico di chiarezza morale, un atto che avrebbe restituito dignità alla memoria di chi ha subito l’oppressione fascista.

La forza del dissenso, tuttavia, si è manifestata in modo tangibile attraverso la raccolta di ben 723 firme, testimonianza di una comunità desiderosa di riaffermare i propri valori democratici.
Queste firme, provenienti da persone di diverse età, orientamenti e provenienze, rappresentano una voce corale che rivendica un gesto concreto di antifascismo, al di là delle dichiarazioni di circostanza.

Il riferimento alla Presidente del Consiglio Meloni, ancora restia a definire apertamente la propria posizione nei confronti del fascismo, e al silenzio del deputato Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, amplifica il senso di disillusione e la percezione di un vuoto di coraggio politico.
Luca Nobili, di M come Matteotti, ha rimarcato come la decisione di respingere le mozioni non sia una questione di partito, bensì una scelta che offende la memoria di chi ha combattuto per la libertà e la giustizia.

La frettolosa discussione sulla concessione della cittadinanza onoraria a Matteotti e Viana, quasi come a voler relegare la questione in secondo piano, suggerisce una priorità distorta, che privilegia la salvaguardia di un’immagine controversa rispetto alla celebrazione di figure simbolo della resistenza.
L’episodio solleva interrogativi profondi sulla natura dell’antifascismo e sulla sua capacità di tradursi in azioni concrete.

Il “collaborazionismo,” termine evocato con amarezza, sottolinea la tentazione di rifugiarsi nell’ambiguità per evitare conflitti e scontenti.

La comunità biellese si trova ora di fronte a una sfida: trasformare il dissenso in azione, continuando a far sentire la propria voce e a promuovere una cultura della memoria che non si lasci sopraffare dal silenzio e dall’ipocrisia.

Le 723 firme raccolte rappresentano un punto di partenza, un impegno a non rinunciare alla difesa dei valori democratici e alla ricerca di una giustizia che abbracci il passato senza dimenticare il futuro.

L’eco di questa vicenda continuerà a risuonare, alimentando un dibattito necessario e imprescindibile per il progresso civile e morale della città.