Posticipo Euro 5: una svolta per il bacino padano

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L’iniziativa parlamentare promossa dal Capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Trasporti alla Camera, Fabio Raimondo, volto a rivedere la data di entrata in vigore del divieto di circolazione per i veicoli diesel Euro 5 nel bacino padano, rappresenta un atto di responsabilità politica e un segnale di attenzione concreta alle reali esigenze del territorio e delle sue comunità.
Il posticipo, proposto al 1° ottobre 2027, non è una semplice manovra dilatoria, ma una necessità impellente per evitare conseguenze socio-economiche devastanti.
La normativa, nella sua formulazione originaria, rischia di colpire duramente fasce deboli della popolazione, famiglie con redditi limitati che dipendono da veicoli diesel per lavoro o per necessità quotidiane, e un tessuto produttivo composto prevalentemente da piccole e medie imprese, pilastri fondamentali dell’economia regionale.
In particolare, il settore del trasporto su gomma, essenziale per la logistica e la distribuzione di beni, e l’artigianato, espressione di un know-how tradizionale e di una forte identità locale, si troverebbero sull’orlo del collasso.

La questione non può essere affrontata con approcci ideologici e rigidi, ma richiede una visione pragmatica che tenga conto delle specificità geografiche e socio-economiche del bacino padano.
La densità abitativa, le infrastrutture viarie spesso inadeguate, la carenza di alternative di mobilità sostenibile e la composizione stessa del parco mezzi circolante, con una quota significativa di veicoli Euro 5, impongono una transizione graduale e supportata.
L’auspicio è che l’Unione Europea, dimostrando un approccio più flessibile e orientato alla realtà, accolga favorevolmente questa revisione, riconoscendo la necessità di un percorso di decarbonizzazione del settore dei trasporti che sia equo, sostenibile e compatibile con la prosperità delle regioni italiane.
Un percorso che non si limiti a imporre divieti, ma che preveda investimenti mirati, incentivi all’acquisto di veicoli a basse emissioni, sviluppo di infrastrutture per la ricarica elettrica e promozione di soluzioni innovative per la mobilità urbana e interurbana.
Ignorare queste condizioni significherebbe non solo penalizzare cittadini e imprese, ma anche compromettere gli obiettivi di sviluppo sostenibile a lungo termine.

La transizione ecologica deve essere un’opportunità di crescita e progresso per tutti, non un fardello insopportabile per chi ha meno risorse.