Un’emergenza silenziosa, un’ombra che si allunga sul tessuto della cura per la terza età, è stata scardinata a Sant’Alberto, frazione di Ravenna, grazie all’intervento congiunto della Polizia Locale e del dipartimento sanitario dell’Ausl Romagna.
La segnalazione, giunta dalla sezione locale dell’Associazione Nazionale Carabinieri, ha innescato un’indagine che ha portato alla luce una situazione di chiaro abuso, un’impronta sconsiderata nel panorama dell’assistenza agli anziani.
L’indagine ha rivelato come una figura precedentemente attiva nel settore, ma la cui struttura precedente aveva cessato le operazioni, abbia tentato di riattivare un’attività di accoglienza per anziani all’interno di un’abitazione privata, completamente priva delle necessarie autorizzazioni e requisiti legali.
Tre ospiti, vulnerabili e in cerca di supporto, si trovavano ad essere ospitati in un contesto non idoneo e non conforme alle normative vigenti.
L’azione dimostra una grave trasgressione delle leggi regionali, in particolare della legge del 2003 che disciplina l’apertura e la gestione di strutture per anziani.
La sanzione amministrativa, superiore ai 400 euro, rappresenta un primo deterrente, ma l’aspetto più rilevante è l’ordine di cessazione dell’attività disposto dal SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) del Comune, che pone fine a questa operazione illegale e potenzialmente dannosa.
Il protocollo di intervento ha previsto una valutazione immediata delle condizioni igienico-sanitarie degli anziani ospitati, fortunatamente in condizioni apparentemente stabili.
La collaborazione con il servizio sociale comunale si è rivelata fondamentale per garantire una soluzione dignitosa: gli ospiti sono stati affidati alle cure dei loro familiari, assicurando una continuità assistenziale in un contesto sicuro e legalmente riconosciuto.
Questo episodio solleva interrogativi profondi sulla vigilanza e il controllo delle strutture per anziani, evidenziando la necessità di rafforzare i meccanismi di verifica e di promuovere una cultura della legalità e della trasparenza nel settore.
La cura della terza età non può essere ridotta a una mera attività commerciale, ma deve essere intesa come un servizio essenziale, basato su principi etici e su un rigoroso rispetto delle normative, per garantire la dignità e il benessere di chi ne usufruisce.
La collaborazione tra le istituzioni, le forze dell’ordine e i servizi sociali è imprescindibile per contrastare fenomeni di questo tipo e proteggere i più fragili.