sabato 16 Agosto 2025
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Adriatico in pericolo: ondata di tartarughe marine spiaggiate

Un’emergenza silenziosa si sta dispiegando lungo le coste adriatiche: un’impennata anomala di spiaggiamenti di tartarughe marine di giovane età, un fenomeno che, da metà giugno ad oggi, ha visto emergere oltre cinquanta esemplari di dimensioni ridotte – dai 10 ai 40 centimetri di carapace – lungo le coste del Veneto, Emilia-Romagna e Istria.

La Fondazione Cetacea, consapevole della gravità della situazione, ha istituito un gruppo di studio dedicato, un segnale di allarme che solleva interrogativi urgenti sulla salute degli ecosistemi adriatici e sulla vulnerabilità di queste creature marine.
Le tartarughe che giungono ai Centri di Recupero presentano condizioni cliniche preoccupanti: grave debilitazione, anemia profonda e un’infezione epibionte particolarmente virulenta, i balani – spesso soprannominati “denti di cane” – che si ancorano al loro carapace e al loro guscio, aggravando ulteriormente il loro stato di salute.

La sintomatologia osservata converge verso una diagnosi preliminare di “Sindrome della Tartaruga Debilitata” (DTS), un acronimo che racchiude un complesso di patologie ancora in gran parte inesplorate.
L’approccio per comprendere questo fenomeno è necessariamente multidisciplinare e transfrontaliero.

La collaborazione tra la Fondazione Cetacea e l’Unità di Scienze e Tecnologie dei Microbioti dell’Università di Bologna, guidata dal prof.
Marco Candela, rappresenta un pilastro fondamentale.

Questo gruppo di ricerca, con anni di esperienza nello studio del microbiota delle tartarughe e degli ecosistemi marini, si sta dedicando all’analisi approfondita delle cause che potrebbero innescare questa crisi.
La pressione antropica, ovvero l’impatto delle attività umane sull’ambiente marino, è un fattore chiave da considerare.

Inquinamento, cambiamenti climatici, distruzione degli habitat e pesca eccessiva sono solo alcune delle possibili cause che contribuiscono a indebolire le tartarughe, rendendole più suscettibili a infezioni e malattie.
L’impegno non si limita alla ricerca scientifica.
Il Centro di Recupero Cura e Riabilitazione di Riccione, in sinergia con altre realtà specializzate lungo l’Adriatico, sta condividendo protocolli di cura e casi clinici per ottimizzare gli interventi salvataggi.
Si tratta di una vera e propria “task force” multidisciplinare, composta da veterinari, biologi e ricercatori, impegnati a decifrare le cause del fenomeno e a sviluppare strategie di intervento efficaci.

La situazione richiede un’azione urgente e coordinata.

La raccolta di campioni biologici e dati ambientali, l’analisi del microbiota delle tartarughe malate e la valutazione degli impatti delle attività umane sull’ecosistema adriatico sono passaggi cruciali per svelare le cause di questa emergenza e adottare misure preventive mirate.

La sopravvivenza di queste giovani tartarughe, e la salute dell’intero ecosistema adriatico, dipendono dalla nostra capacità di agire rapidamente e con responsabilità.

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