L’esecuzione giudiziaria di un uomo, cittadino albanese, ha concluso una vicenda complessa e dolorosa, segnata da abusi orribili perpetrati ai danni della figlia minore tra il 2005 e il 2010. L’arresto è avvenuto a Durazzo, in Albania, ponendo fine a un periodo di latitanza iniziato dopo una precedente condanna emessa in Italia.L’inchiesta, condotta dalla Polizia di Parma, ha ricostruito un quadro di reati particolarmente efferati: violenze subite dalla giovane vittima, all’epoca di età inferiore ai dieci anni, che si sono verificate in due contesti geografici distinti. Gli abusi si sono consumati sia durante i periodi in cui l’uomo si recava in Albania a trovare la famiglia, sia durante i viaggi della famiglia stessa in Italia, evidenziando una dinamica di controllo e manipolazione che ha profondamente segnato la vita della bambina.La sentenza di primo grado, emessa nel novembre 2018, aveva inflitto all’uomo una pena di 5 anni e 10 mesi, limitata però ai reati commessi in territorio italiano. Immediatamente dopo, il pregiudicato si è sottratto alla giustizia, rendendosi irreperibile. La gravità della situazione ha portato la Corte d’Appello di Bologna, nell’aprile 2021, ad emettere un ordine di esecuzione per la carcerazione, con la necessità di scontare la pena residua di 4 anni e 10 mesi.L’immediato avvio delle ricerche, condotte dalla Squadra Mobile di Parma, si è rivelato inizialmente infruttuoso. Tuttavia, un’approfondita attività di investigazione ha permesso di ricostruire gli spostamenti dell’uomo, conducendo gli inquirenti a formulare una richiesta di emissione di un mandato di cattura internazionale.L’arresto è il risultato di una complessa operazione di cooperazione internazionale che ha visto il coinvolgimento diretto della Polizia di Stato, sia in Italia che in Albania. In particolare, l’azione congiunta tra la Squadra Mobile di Parma e il Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale ha permesso di localizzare il latitante. Fondamentale si è rivelata la collaborazione con le autorità albanesi, che hanno attivato un’unità Fast (Fast Active Search Teams), parte della rete europea di ricerca e cattura di latitanti pericolosi, supportata dall’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza operativo a Tirana.Attualmente, sono in corso le procedure necessarie per l’estradizione dell’uomo in Italia, dove dovrà affrontare la piena responsabilità delle sue azioni e contribuire, seppur parzialmente, a lenire il dolore inflitto alla vittima e alla sua famiglia. Il caso sottolinea l’importanza della cooperazione transnazionale nella lotta contro la criminalità, soprattutto in casi di reati che coinvolgono minori e che trascendono i confini nazionali.