MODENA, 21 NOV – Una sentenza del Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche presso la Corte d’Appello di Firenze ha riconosciuto la responsabilità dell’Agenzia Interregionale per il Fiume Po (Aipo) in relazione all’alluvione che ha colpito Nonantola, nel Modenese, il 6 dicembre 2020, con conseguente obbligo di risarcimento per le famiglie danneggiate.
La decisione, riportata dall’emittente televisiva Trc, pone l’accento sulla cruciale importanza della manutenzione delle infrastrutture fluviali e solleva interrogativi sulla governance e la gestione del rischio idraulico.
L’evento catastrofico, che ha portato al crollo dell’argine del Panaro, si è verificato in condizioni idrologiche apparentemente non estreme.
Contrariamente a scenari di piena eccezionale, il livello del fiume Panaro al momento del collasso si attestava significativamente al di sotto della quota di progetto dell’argine, variando tra 1,30 e 1,40 metri.
Questo dato, apparentemente incongruo, ha guidato l’analisi dei giudici, che hanno escluso la possibilità di un evento naturale imprevedibile come causa primaria dell’alluvione.
La sentenza del Tribunale Regionale delle Acque Pubbliche sottolinea, infatti, che il crollo dell’argine è stato determinato da un “difetto di manutenzione reiterata”.
Questo concetto implica non solo una singola omissione, ma una serie di negligenze protrattive nel tempo, che hanno progressivamente indebolito la struttura arginale, rendendola vulnerabile anche a flussi idrici relativamente moderati.
Oltre ai problemi di manutenzione, la pronuncia del tribunale riconosce anche l’esistenza di ulteriori fattori che hanno contribuito alla fragilità dell’argine.
Tra questi, sono state indicate le attività erosive esercitate dalla fauna selvatica, le quali, scavando tane nei terrapieni, hanno compromesso la coesione del materiale arginale.
Sebbene questi elementi rappresentino un fattore aggravante, la responsabilità primaria rimane in capo all’Aipo per la sua inadeguata gestione e controllo.
La sentenza apre ora la strada a un risarcimento economico per le quattro famiglie che hanno intrapreso l’azione legale.
L’importo del risarcimento sarà determinato in una successiva fase processuale.
La decisione, tuttavia, assume un significato ben più ampio, in quanto solleva interrogativi fondamentali sulla responsabilità delle amministrazioni pubbliche nella gestione del rischio idraulico e sull’imperativo di investimenti mirati alla prevenzione di eventi catastrofici, con particolare attenzione alla manutenzione delle opere di difesa del territorio.
L’episodio di Nonantola, pertanto, rappresenta un monito per il futuro, sottolineando la necessità di un approccio integrato e proattivo nella gestione delle risorse idriche e nella salvaguardia del territorio.








