martedì 30 Settembre 2025
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Bologna

Appello Amato: nuova difesa e speranze di rivalsa.

Il processo di appello per Giampaolo Amato, l’ex oftalmologo e dirigente sportivo, si è aperto a Bologna sotto una scorta di sicurezza discreta ma rigorosa, affidata alla polizia penitenziaria.
L’immagine dell’imputato, appoggiato a una stampella, con una camicia bianca che ne smorzava l’apparenza di uomo sano, contrasta profondamente con la gravità delle accuse che lo vedono accusato di duplice omicidio.
La presenza, anche se non fisica, del suo nuovo team di difesa, guidato dall’avvocato Valerio Spigarelli, testimonia una riorganizzazione strategica per affrontare questa cruciale fase del procedimento legale.

L’aggiunta del professor Franco Coppi al team difensivo, pur non presente in aula, suggerisce un’ulteriore specializzazione nella ricerca di elementi a favore dell’imputato.

La condanna all’ergastolo inflitta in primo grado, il 16 ottobre 2024, ha segnato un punto di svolta nella vicenda, ma la fase d’appello apre la possibilità di una rivalutazione delle prove e delle circostanze che hanno portato a quella decisione.
L’istanza di rinnovazione dell’istruttoria, avanzata dalla difesa, e la richiesta di una perizia tossicologica mirano a sollevare dubbi sulla ricostruzione dei fatti presentata dall’accusa e sulla corretta interpretazione delle analisi forensi.
Secondo l’impianto accusatorio, ampiamente condiviso dalla Corte di primo grado, gli omicidi di Isabella Linsalata, rinomata ginecologa, e della suocera Giulia Tateo, figura di spicco nel panorama culturale bolognese, sarebbero stati perpetrati attraverso l’utilizzo di una combinazione letale di Sevoflurano, un potente anestetico, e Midazolam, una benzodiazepina con effetti sedativi.

Questa complessa miscela, secondo la ricostruzione della pubblica accusa, avrebbe permesso di agire inosservati e di neutralizzare qualsiasi resistenza.
L’accusa ha delineato un movente complesso e crudele: l’eliminazione delle due figure femminili chiave nella vita di Amato avrebbe permesso di continuare una relazione extraconiugale clandestina e, parallelamente, di acquisire il controllo del patrimonio di Linsalata.

Un disegno, a detta della pubblica accusa, orchestrato con una freddezza calcolatrice che ha scosso l’opinione pubblica.

Giampaolo Amato, detenuto dal 1 aprile 2023, ha sempre ribadito la propria innocenza, negando con forza qualsiasi coinvolgimento nelle morti di Isabella e Giulia.

La sua versione dei fatti, pur non avendo finora convinto la prima Corte d’Assise, è oggetto di un’attenta rivalutazione in questa fase del processo.

Le parti civili, rappresentate dai legali Maurizio Merlini e Francesca Stortoni, si sono costituite per tutelare i diritti dei familiari delle vittime, sostenendo con forza la richiesta di giustizia.

La pubblica accusa, guidata dagli avvocati Ciro Cascone e Antonella Scandellari, è determinata a dimostrare la colpevolezza dell’imputato, presentando elementi probatori che possano confermare le accuse formulate.

Il processo, ora in appello, si preannuncia come un complesso e delicato scontro di verità, con implicazioni profonde per il futuro di Giampaolo Amato e per la ricerca della verità sulla morte di due donne.

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