A Bologna, un fiume umano ha attraversato il cuore della città, da Piazza Maggiore a Piazza Lucio Dalla, in un corteo promosso dalla CGIL che ha concluso una giornata di mobilitazione generale e sciopero di quattro ore.
La manifestazione, un’eco tangibile della crescente preoccupazione globale per la situazione a Gaza, ha visto la partecipazione di migliaia di persone, armate di bandiere palestinesi e accompagnate dalle note di “Bella ciao”, simbolo di resistenza e lotta per la libertà.
Il segretario dei metalmeccanici della Fiom, Michele De Palma, ha espresso con forza l’orgoglio del sindacato per essere, a suo dire, la prima organizzazione sindacale al mondo a dichiarare uno sciopero in solidarietà con il popolo palestinese.
Ha denunciato un clima italiano sempre più intriso di pregiudizi e di una sorta di “caccia al lupo” nei confronti di chi sostiene i diritti del popolo palestinese, evidenziando una pericolosa polarizzazione del dibattito pubblico.
Accanto ai manifestanti, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha manifestato il supporto del suo partito alla richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese, sottolineando la necessità di un impegno politico concreto e duraturo.
Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha condiviso le testimonianze dolorose dei 150 palestinesi accolti nella città, evidenziando il loro profondo desiderio di poter ritornare nella loro terra.
Ha esortato il governo a superare la logica assistenzialistica e ad adottare una politica assertiva e responsabile, capace di contrastare le atrocità che si stanno consumando a Gaza.
Tra le numerose associazioni presenti, Emergency, Mediterranea e le Cucine Popolari hanno rafforzato il messaggio di solidarietà e di impegno umanitario.
Anna Cocchi, rappresentante dell’ANPI bolognese, ha richiamato lo spirito di resilienza e di coraggio dei partigiani del ’43, invitando a non dimenticare l’importanza di schierarsi a fianco di chi soffre e di difendere i diritti umani in ogni luogo e momento.
Ha sottolineato l’urgente necessità di riconoscere i diritti del popolo palestinese, invocando un futuro di pace e di giustizia.
Michele De Palma ha incalzato la riflessione sulla responsabilità politica di chi, a suo dire, garantisce l’impunità a Israele.
Ha criticato aspramente il dibattito mediatico, accusando giornalisti e opinionisti di tergiversare sulla qualificazione degli eventi in corso come genocidio, sollevando una domanda provocatoria: “Dobbiamo aspettare che tutti siano stati sterminati per ammetterlo?”.
Queste parole hanno suscitato un’ovazione corale, a testimonianza del profondo sentimento di indignazione e di solidarietà che animava la folla.
La manifestazione di Bologna si è configurata non solo come un atto di protesta, ma come un monito urgente per la comunità internazionale e un appello alla coscienza civile.