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martedì 11 Novembre 2025

Bologna, Processo Fallou Sall: Si apre la fase decisiva

Il processo relativo alla tragica scomparsa di Fallou Sall, il quindicenne deceduto il 4 settembre 2024 a Bologna in via Piave, si appresta alla fase decisiva.
Con la conclusione dell’istruttoria, il Tribunale dei Minori ha definito l’insieme delle evidenze da valutare, delineando un quadro complesso di dinamiche adolescenziali, aggressioni e, soprattutto, una perdita irreparabile.

L’inizio della discussione è fissato per il 1° dicembre, seguito dalle repliche il 15 dicembre, per concludersi con la pronuncia della sentenza, frutto di un’attenta camera di consiglio.
Il giovane imputato, assistito dall’avvocato Pietro Gabriele, si trova a rispondere non solo dell’accusa di omicidio volontario nei confronti di Fallou Sall, ma anche di tentato omicidio nei confronti del diciassettenne bengalese che aveva precedentemente avuto scontri con l’aggressore.
Quest’ultimo, a sua volta, è accusato di lesioni e molestie telefoniche nei confronti dell’imputato principale, e ha beneficiato della “messa alla prova”, con la conseguente separazione del suo procedimento dal resto del processo.

Questa decisione sottolinea la complessità delle relazioni interpersonali coinvolte e la necessità di un’analisi distinta delle responsabilità individuali.

Un momento particolarmente toccante dell’udienza odierna è stato il coinvolgimento della madre dell’imputato, collegata in videoconferenza.

La testimonianza, aperta con un sentito scuse rivolte ai genitori di Fallou Sall – assistiti dall’avvocata Loredana Pastore – ha cercato di umanizzare l’imputato, presentandolo come un ragazzo vittima di bullismo e vessazioni.

L’avvocato Gabriele ha insistito sulla narrazione di un adolescente sottoposto a ripetute aggressioni, sostenendo che la reazione dell’imputato è stata un atto di legittima difesa, un’azione scatenata da una situazione di pericolo percepito.

La testimonianza della madre, carica di emozione e dolore materno, si proponeva di offrire un contesto più ampio per comprendere le azioni del figlio.

Tra i testimoni ascoltati, spicca la figura dell’istruttore di pugilato, che ha fornito informazioni sul percorso sportivo del ragazzo, sottolineando, implicitamente, l’importanza dell’apprendimento di tecniche di autodifesa.
Questa testimonianza potrebbe essere cruciale per la difesa, che intende dimostrare come l’imputato, pur non ricercando la violenza, si sia trovato a reagire in una situazione di pericolo immediato.

La richiesta di esperimento giudiziale avanzata dalla difesa, ovvero un sopralluogo in via Piave per una ricostruzione dettagliata della scena del crimine, è stata respinta dal Tribunale.
Questa decisione evidenzia la difficoltà di poter ripristinare con certezza la dinamica degli eventi, un aspetto cruciale per la ricostruzione della verità e per la valutazione della legittima difesa invocata.
Il processo si prospetta quindi come un’analisi approfondita non solo delle responsabilità penali, ma anche delle radici sociali e psicologiche che hanno portato a questa tragica vicenda.

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