A Bologna, un protocollo d’intesa innovativo per la sicurezza del personale sanitario e socio-sanitario, siglato tra la Questura, l’Ausl, il Policlinico Sant’Orsola e l’Istituto Ortopedico Rizzoli, sta dimostrando di essere uno strumento prezioso per la prevenzione e la gestione di situazioni di potenziale rischio.
L’implementazione di un sistema di allerta rapida, contrassegnato dall’iconico “pulsante rosso”, ha già registrato circa 56 attivazioni tra l’ospedale Maggiore (18 pulsanti attivi dallo scorso marzo) e il Policlinico Sant’Orsola (11 pulsanti operativi dalla metà di giugno).
Questo sistema non si limita a un semplice segnale d’allarme.
Integra infatti un complesso meccanismo di risposta che prevede l’attivazione simultanea di indicatori visivi e sonori, volta a mobilitare con tempestività sia le forze dell’ordine che il personale di vigilanza privata presente nelle strutture ospedaliere.
Un sistema di interfono integrato consente una comunicazione vocale diretta tra il personale in difficoltà e gli operatori di sicurezza, fornendo un quadro dettagliato dell’emergenza e facilitando una risposta mirata e proporzionata.
Questa capacità di comunicare la natura specifica del problema è fondamentale per evitare interventi eccessivi e garantire la sicurezza di tutti i presenti.
Un recente incontro, a cui hanno preso parte figure chiave come il Questore Antonio Sbordone, la Direttrice Generale dell’Ausl Anna Maria Petrini e la Direttrice Generale Irccs del Policlinico Sant’Orsola Chiara Gibertoni, ha evidenziato i primi risultati tangibili del protocollo.
L’analisi dei dati raccolti rivela un trend significativo: in una percentuale considerevole dei casi (il numero preciso non è stato divulgato, ma si tratta di una parte rilevante delle attivazioni), la richiesta di soccorso è stata ritrattata dallo stesso personale sanitario.
Questo dato cruciale suggerisce che la semplice presenza del pulsante rosso e la consapevolezza di poter richiedere aiuto immediato agiscono come deterrente, disinnescando situazioni potenzialmente conflittuali prima che si concretizzino.
L’intervento, quando necessario, è gestito prioritariamente dal personale del posto di polizia all’interno degli ospedali e dalle guardie particolari giurate, limitando l’impiego di equipaggi mobili (‘volante’) a situazioni di reale necessità.
Questo approccio ottimizza l’utilizzo delle risorse disponibili e garantisce una risposta tempestiva ed efficace, focalizzata sulla risoluzione della problematica specifica.
Il protocollo, quindi, non solo fornisce un sistema di allarme, ma promuove una cultura della sicurezza proattiva, che responsabilizza il personale sanitario e rafforza la collaborazione tra le diverse agenzie preposte alla tutela dell’ordine pubblico all’interno delle strutture sanitarie.
L’esperienza di Bologna si configura quindi come un modello potenzialmente replicabile in altre realtà, con l’obiettivo di creare ambienti di lavoro più sicuri e serenamente operativi per il personale sanitario.