A Bologna, la complessa rete di un elaborato raggiro ha condotto all’arresto di due individui, rispettivamente di 31 e 39 anni, accusati di aver sottratto un ingente patrimonio – stimato in un milione di euro – a una donna anziana.
L’evento, consumatosi nella zona dello stadio, si configura come un esempio particolarmente efferato di “furto in abitazione con abuso di autorità”, una strategia criminale che sfrutta la vulnerabilità delle vittime attraverso la simulazione di una figura istituzionale.
Secondo la ricostruzione fornita dalla Questura, i malfattori, abilmente mascherati, si sono presentati a domicilio della vittima.
L’inganno era volto a creare un’aura di legittimità: uno dei due indossava una casacca recante la scritta “Carabinieri”, un dettaglio cruciale per manipolare la percezione della donna e indurla a fornire accesso alla propria abitazione.
La narrazione costruita dai criminali ruotava attorno ad un presunto furto precedentemente verificatosi nella zona e alla necessità di effettuare un controllo per accertare la sicurezza dell’abitazione.
La donna, spinta dalla paura e dalla fiducia implicita nella divisa, ha permesso ai due di accedere alla sua casa, un’abitazione disposta su due livelli.
Sotto la pressione della situazione, la vittima ha anche aperto un caveau, un luogo destinato alla custodia dei suoi beni più preziosi: monili, gioielli e altri oggetti di inestimabile valore affettivo ed economico.
L’azione dei criminali era studiata nei minimi dettagli.
Mentre proseguivano la finta ispezione, si sono allontanati in modo apparentemente frettoloso, lasciando la vittima ignara della frode.
Solo in seguito, la donna ha scoperto l’amara realtà: i suoi beni erano spariti, lasciandola priva di un patrimonio di una vita.
L’attività investigativa, condotta dalla Squadra Mobile, si è basata sull’analisi meticolosa dei filmati di videosorveglianza, che hanno immortalato l’ingresso dei malfattori e la loro fuga con la refurtiva.
I due si erano avvalsi di una motocicletta di grossa cilindrata, dotata di targhe alterate, per agevolare la loro azione e sfuggire alle ricerche.
Le indagini hanno rivelato una struttura criminale più ampia, ramificata in diverse regioni del Nord Italia.
Due nuclei familiari, residenti in Piemonte, nelle province di Vercelli e Torino, si muovevano a bordo di motorhome, utilizzando le motociclette come strumento di mobilità e come mezzo per individuare le potenziali vittime.
Questa organizzazione criminale dimostra un’elevata capacità di pianificazione e coordinamento, con l’obiettivo di massimizzare i profitti e minimizzare i rischi.
L’arresto dei due responsabili è avvenuto il 28 luglio in provincia di Rimini.
La perquisizione dei luoghi connessi all’attività illecita ha permesso di rinvenire una vasta gamma di oggetti utili per commettere furti, indumenti riconducibili al furto subito, ingente denaro contante, preziosi di dubbia provenienza e, appunto, la motocicletta utilizzata per compiere la rapina.
I due arrestati, gravati da precedenti penali per reati contro il patrimonio, hanno ora di fronte a loro un processo che dovrà accertare la piena responsabilità delle loro azioni e la complessità della rete criminale in cui erano inseriti.
Il caso solleva, inoltre, interrogativi sulla necessità di rafforzare la sensibilizzazione delle fasce più vulnerabili della popolazione, in particolare degli anziani, per proteggerli da queste truffe sempre più sofisticate.